venerdì 10 marzo 2017

Aspetti neurobiologici in ansia e depressione post-parto

È stata pubblicata su Trends in Neurosciences una revisione sulla neurobiologia della depressione e dell’ansia post-parto ad opera di alcuni studiosi con a capo Jodi Pawluski, biologa comportamentale presso l'Università di Rennes in Francia. Considerato che questi disturbi colpiscono almeno una donna su dieci, le informazioni in proposito derivavano solamente da una ventina di studi condotti in ambito umano; nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la depressione post-parto è “catalogata” come
sottoinsieme della depressione maggiore, mentre l’ansia post-parto non viene proprio menzionata.Gli studiosi, in merito all’articolo, spiegano: “Comprendere le correlazioni neurobiologiche delle patologie emotive e dell'umore materne aiuterà a sviluppare trattamenti efficaci e sicuri per queste malattie, migliorando così la salute e il benessere della madre, del bambino e della famiglia”.
Nel complesso, gli studi effettuati tramite risonanza magnetica hanno mostrato una differente attività neurale in donne con depressione post-parto e in quelle con depressione maggiore: un esempio è dato dall’amigdala che, solitamente, è iperattiva nelle persone depresse e ansiose, mentre può essere meno attiva nelle donne con depressione post-parto.
I disturbi relativi all’umore nel periodo dopo il parto non riguardano però solamente le madri ma, indirettamente anche i figli: le madri che ne soffrono hanno maggiori probabilità di scatti d’ira e possono trovare difficile stringere un legame con il proprio bambino; l’impatto può anche avere effetti sul lungo termine, infatti i figli di mamme depresse vengono visitati, si ammalano e utilizzano servizi di assistenza più di frequente rispetto ai bambini di madri non depresse. È stato inoltre stimato che il costo annuo del non trattare una madre con depressione, in termini di sola perdita di reddito e produttività, sia di 7.200 dollari. La patologia è inoltre aggravata dal fatto che molte donne che ne sono vittime non si sentono libere di parlarne apertamente. Gli autori concludono così: “La ricerca si dirigerà verso uno schema neurobiologico distinto per queste patologie quando esse si verificano nel periodo vicino al parto rispetto ad altri periodi nella vita della donna, secondo percorsi strettamente collegati al legame madre-figlio, per meglio caratterizzarne l'eziologia e lo sviluppo”.

Trends Neurosci. 2017. doi: 10.1016/j.tins.2016.11.009
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28129895

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