Stefano Lello* & Francesco De Seta**
*Ginecologia Endocrinologica, Fisiopatologia della Menopausa ed Osteoporosi, Istituto Dermopatico dell’Immacolata-IRCCS, Roma
**Clinica Ostetrica e Ginecologica, Università di Trieste.
Il Microbioma è la comunità ecologica, commensale,
simbiotica e patogenica di microorganismi che letteralmente condividono lo
spazio del nostro corpo.
Tutte
le varie aree del nostro organismo sono colonizzate da specie di
microorganismi. Lo Human Microbiome Project è un ampio studio che ha valutato
l’interazione tra il microbioma e varie zone del corpo umano; in particolare,
si è valutato l’impatto di vari microorganismi a livello nasale, orale,
cutaneo, gastrointestinale e urogenitale.
Il principale obiettivo degli studi sul microbioma umano è
di determinare se esista un “core” di specie microbiche associate con il corpo
dell’uomo. Viene postulato che i cambiamenti di questo “core microbiotico”
possano essere correlati con cambiamenti nella salute della persona o nel
rischio di sviluppare patologie. Lo scopo dello studio HMP è appunto di
caratterizzare le comunità microbiche trovate in siti multipli del corpo umano
e di cercare le correlazioni tra i cambiamenti del microbioma e la salute
umana.
A livello vaginale, i risultati dallo studio HMP
suggeriscono che non vi sia un solo core microbiotico.
La composizione del microbioma è rappresentata da trilioni
di microrganismi, con 800 specie di microbi ed un numero di cellule 10 volte
maggiore del numero posseduto dall’intero corpo umano. Inoltre, esiste un set
stimato di 3.3 milioni di geni microbici (150 volte maggiore del patrimonio
genetico umano.)
Ogni volta che si verifica una alterazione significativa del
microbioma (“disbiosi”), ci può essere un impatto potenzialmente importante
sulla salute dell’uomo.
Per ciò che riguarda più specificamente l’ambiente vaginale,
nel 1894 Dȍderlein descrisse una flora vaginale
“normale” dominata dalla presenza di batteri che producevano acido
Gram-positivi (Lattobacilli).
Il Lattobacillo Acidofilo è
caratterizzato da una forma a bastoncello sottile ed allungato.
In realtà, la
Flora di Dȍderlein è rappresentata da una moltitudine
di specie batteriche (Tabella 1)
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Tabella 1. La Flora di Dȍderlein
Lactobacillus acidophilus
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Lactobacillus fermentum
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Lactobacillus delbrueckii
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Lactobacillus jensenii
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Lactobacillus leichmanii
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Lactobacillus brevis
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Lactobacillus salivarius
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Lactobacillus plantarum
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Lactobacillus cellobiosus
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Lactobacillus casei
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La tabella 2 riporta un esempio di composizione della flora
batterica vaginale in condizioni normali, nella Vaginosi Batterica e nella
Vaginite Aerobica (due delle forme più frequenti di disbiosi vaginale).
La flora batterica vaginale presenta una composizione
dinamica, nel senso che può risentire della modulazione da parte di vari
fattori, come fluttuazioni ormonali endogene, età, razza/etnìa, comportamento
sessuale e frequenza dei rapporti sessuali, uso di lavande vaginali e prodotti
di igiene femminile, uso di antibiotici, ormoni esogeni, caratteristiche del
sistema immunitario dell’ospite.
Riguardo al ruolo dei lattobacilli nell’ecosistema vaginale,
essi utilizzano vari meccanismi per proteggere la mucosa vaginale contro gli
agenti patogeni; infatti, i lattobacilli possono esercitare l’inibizione della
adesione alle pareti vaginali, l’inibizione della crescita e l’inibizione della
moltiplicazione /propagazione dei patogeni.
I lattobacilli esercitano vari meccanismi di protezione
dell’ambiente vaginale, ad esempio, in presenza di adeguata stimolazione
estrogenica, abbassano il pH vaginale metabolizzando il glicogeno in acido
lattico, oppure producono perossido di idrogeno (H2O2) con effetto battericida
sui ceppi batterici che sono privi di attività perossidasica/catalasica (che
rappresentano attività enzimatiche in grado di inattivare il perossido di
idrogeno. Altri meccanismi sono rappresentati dalla produzione di sostanze
dette batteriocine, che hanno proprietà di tipo antibiotico, o dalla
competizione per alcune fonti nutrizionali essenziali (come l’ariginina, ad
esempio).
Inoltre, i lattobacilli si legano in modo specifico ed
aspecifico alle cellule epiteliali vaginali inibendo in tal modo l’adesione dei
patogeni alla mucosa vaginale, con un meccanismo di tipo competitivo legandosi
a recettori specifici e con legami aspecifici tramite forze elettrostatiche
(es., Forze di van der Waals).
Ancora, i lattobacilli producono un fattore di promozione
dell’aggregazione, detto AFP (Aggregation Promoting Factor), che favorisce la
co-aggregazione tra lattobacilli stessi e alcuni patogeni, i quali, in tal
modo, vengono più facilmente eliminati (J. P. Lepargneur et al. - J. Gynecol.
Biol. Reprod., 31: 485-494,2002).
Infine, i
lattobacilli si legano anche alla
fibronectina, una glicoproteina presente a livello vaginale, e producono
surfattante, una sostanza che riduce la adesività dei patogeni. Ad esempio,
attraverso la produzione del surfattante, i lattobacilli riducono la capacità
di adesione dell’Enterococco Fecale in misura dell’82 %.
In altre parole, i lattobacilli sono in grado di produrre un
biofilm a livello della superficie della mucosa vaginale che protegge
l’ambiente dall’azione dei patogeni. Quando questo biofilm viene alterato o
distrutto o sostituito dai patogeni (Escherichia Coli, Stafilococco Aureo,
Gardnerella Vaginale, Candida Albicans, etc.), allora si verifica una
condizione patologica (vaginite o vaginosi), perchè il meccanismo protettivo
viene meno.
Ad esempio nel caso della Vaginosi Batterica, si ha una
riduzione della presenza di lattobacilli ed un aumento della presenza di
Batteri Anaerobi e di Gardnerella Vaginale, con una concomitante variazione del
pH vaginale, che passa da valori di 4.0-4.5 a valori di 5.0-6.0, con un viraggio verso
la alcalinità, ed una espressione clinicamente evidente dei sintomi.
Dal punto di vista ormonale, indubbiamente il livello di
estrogeni rappresenta un fattore chiave. Infatti, quando gli estrogeni sono
presenti in concentrazioni adeguate il glicogeno a livello delle pareti
vaginali è ben rappresentato e può fungere da substrato per l’azione dei
lattobacilli che, trasformandolo in acido lattico, acidificano il pH vaginale
proteggendo così l’ambiente dall’attacco dei batteri patogeni.
Alcune specie microbiche del
micromioma vaginale esprimono alcune capacità peculiari tra quelle ricordate
precedentemente. Ad esempio, il Lattobacillus Crispatus ed il Lattobacillus
Jensenii producono perossido d’idrogeno ed aumentano la Interleuchina-10
ed il Transforming Growth Factor-Beta
(TGF-Beta), mentre il Lactobacillus Reuteri RC-14 ed il Lactobacillus Rhamnosus
GR-1 aderiscono alle cellule epiteliali della parete vaginale ed inibiscono il
legame dei batteri patogeni ed, inoltre, anche essi producono il perossido di
idrogeno, le batteriocine che possono determinare la morte dei patogeni.
Per ciò che riguarda la attività
antibatterica specifica per i diversi ceppi, il Lattobacillus Rhamnosus GR-1 è
in grado di inibire la crescita dei batteri Gram-positivi, mentre il
Lattobacillus Reuteri RC-14 attraverso la produzione di biosurfattante riduce
la adesione alle pareti vaginali dei cocchi Gram-positivi e risulta efficace
nella Vaginosi Batterica (dove prevale la Gardnerella vaginale).
La combinazione di Latobacillus Rhamnosus GR-1 e di Lattobacillus Reuteri RC-14
è una delle più studiate non solo per la Vaginosi Batterica
ma anche perchè permette di normalizzare una flora batterica vaginale alterata
e di ridurre le ricorrenze di vaginosi batterica se somministrata per via
orale, anche in associazione con il metronidazolo. Inoltre, la combinazione di
Lattobacillus Rhamnosus GR-1 e di Lattobacullus Reuteri RC-14 è in grado di
penetrare il biofilm di Gardnerella vaginalis e di distruggerlo.
Il Lattobacillus Crispatus CTV-05
ed il Lattobacillus Jensenii producono alte quantità di perossido di idrogeno
che, come abbiamo ricordato precedentemente, inbisce la crescita di molti
microrganismi patogeni. Inoltre, il Lattobacillus Crispatus ha la capacità di
aderire alle cellule della parete vaginale, così inibendo le possibilità di
adesione dei patogeni attraverso un meccanismo competitivo.
Le forme più frequenti e
conosciute di alterazione della flora batterica vaginale (Disbsiosi vaginale)
sono la Vaginosi
Batterica , la
Infezione da Candida e la Vaginite Aerobica.
Vari studi hanno dimostrato come
l’uso di probiotici in donne con vaginosi batterica possa essere utile nel
trattamento e nella prevenzione delle recidive di tale forma, proprio attraverso
tutti quei meccanismi che sono stati ricordati prima.
In particolare, tali studi hanno riportato
come la somministrazione orale o intravaginale di Lattobacillus Acidophilus,
Lattobacillus Rhamnosus GR-1, Lattobacillus Reuteri RC-14 può aumentare il numero
dei lattobacilli vaginali, ristabilire la normale composizione del microbioma
vaginale e curare la
Vaginosi Batterica , anche se altri studi non hanno confermato
tali dati.
Un altro dato interessante
sull’uso clinico dei probiotici è che la somministrazione di lattobacilli per
via orale (Lattobacillus Rhamnosus GR-1 e Lattobacillus Reuteri RC-14) è in
grado di ripristinare una normale flora batterica in donne in postmenopausa,
nelle quali, in conseguenza della carenza degli estrogeni, i lattobacilli sono
scarsamente rappresentati predisponendo le pazienti allo sviluppo di disbiosi
vaginale.
In conclusione, l’uso dei
probiotici nella prevenzione e nella terapia delle disbiosi vaginali si pone
non solo come complemento alla terapia antibiotica e/o antifungina, ma appare
recitare un ruolo di primaria importanza nella gestione clinica di tali
condizioni.
Bibliografia essenziale
Gevers D, et
al. PLOS Biology 2012 10(8): e1001377. doi:10.1371/
journal.pbio.1001377.
J. P. Lepargneur et al. - J. Gynecol. Biol. Reprod., 31: 485-494,2002.
Velraeds MM et al. Appl Environm Microbiol
1996; 62(6): 1958-1963.
Petricevic L, et al.
Eur J Ob Gyn Reprod Biol, 2008.
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