giovedì 3 ottobre 2019

Tassa di iscrizione all’ordine: è l’ente datore di lavoro a pagare


La sentenza 116 del Tribunale di Pordenone ha stabilito che l’infermiere dipendente di un ospedae, con rapporto esclusivo, non deve pagare la tassa di iscrizione all’ordine in quanto sosterebbe un costo per poter lavorare, ma deve farlo il datore di lavoro.

Il caso, iniziato nel 2017, ha riguardato 212 ricorrenti dipendenti dell'Asl Friuli Occidentale, tutti iscritti a Ipasvi, che non svolgevano altra attività oltre quella esercitata da dipendenti dell'Asl. Gli infermieri sono stati incoraggiati a ricorrere grazie ad un caso precedente: nel 2015, la sentenza 7776 della Cassazione relativa agli avvocati dipendenti di enti pubblici in esclusiva, ha stabilito che la loro tassa al consiglio nazionale forense la deve pagare l'ente datoriale perché gli impone il vincolo di esclusività; l’iscrizione all’Albo infatti diventa funzionale allo svolgimento della professione solo nell'ambito di una prestazione di lavoro dipendente. Quindi se è solo un ente a beneficiare dell’attività del professionista, la spesa per l’iscrizione all’albo professionale sarà sua; questo non vale solo per gli avvocati, non c'è infatti una specificità di una professione su un'altra. Anche perché, come detto dalla Cassazione, gli avvocati dipendenti non sono liberi ed autonomi nell'esercizio della loro attività ma lavorano in nome e per conto dell'interesse altrui, cosa che vale in egual misura per gli infermieri dipendenti di Asl e ospedali. In merito alla legge Lorenzin 3/2018, secondo cui gli Ordini sanitari si finanziano con i contributi degli iscritti, questa non vale come argomento a favore dell'Asl resistente, in quanto gli infermieri sostengono un costo per lavorare a favore dell'ente datoriale. Il tribunale ammette comunque che il quadro giurisprudenziale non è univoco e compensa le spese di lite.
Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up, esprime il suo parere in merito alla sentenza: “una pronuncia storica che cambia il panorama giuridico e ci permette di proseguire con maggior forza la nostra lotta per il riconoscimento di questo diritto per tutti gli infermieri che rappresentiamo. Se fino ad oggi le cause in materia avevano dato esito negativo, ora invece è avvenuto un ribaltamento importante del quale gli altri magistrati sicuramente terranno conto. Nursing Up continuerà a sostenere il diritto degli infermieri pubblici dipendenti a vedersi sgravati dall'onere annuale della tassa di iscrizione all'Ordine professionale che invece, lo abbiamo sempre sostenuto, va sostenuto dalle Aziende sanitarie presso le quali gli infermieri effettuano attività esclusiva, come già il Consiglio di Stato ha deciso che debba essere per gli avvocati pubblici dipendenti con parere n. 678/2010. Abbiamo pertanto assegnato ai nostri legali il compito di selezionare le aziende da portare in giudizio, dando mandato ad agire prontamente. Chiediamo al presidente della Commissione Sanità del Senato che succederà al viceministro Pierpaolo Sileri di integrare il Ddl sull'intramoenia alle professioni sanitarie non mediche, con una previsione che risolva definitivamente questo annoso problema mettendo a carico degli enti datori di lavoro la tassa di iscrizione all'Ordine professionale degli infermieri”.
Questa sentenza sicuramente apre uno scenario nuovo anche per i medici dipendenti del Servizio sanitario e gli altri professionisti sanitari.

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