mercoledì 23 settembre 2020

Studio italiano sul Coronavirus: possibile trasmissione verticale

Da una ricerca italiana si evince la possibilità di trasmissione verticale da madre a bambino del Sars-CoV-2. Lo studio, ancora in fase di pubblicazione, è stato svolto da un gruppo di ricercatori dell’università di Milano che hanno analizzato dei campioni prelevati da 31 donne che, tra marzo e aprile 2020, hanno partorito in tre diversi ospedali dell’area di Milano.

Nel dettaglio, sono stati trovati anticorpi nel sangue cordonale di 9 donne, di cui una ne aveva traccia anche nel latte, mentre il virus era presente nella mucosa della vagina in un caso, nel latte in un altro e nella placenta e nel sangue del cordone ombelicale in altri due casi. Relativamente ai neonati invece, solamente due sono risultati positivi al virus, uno dei quali aveva probabilmente sviluppato gli anticorpi nell'utero, ma senza problemi di salute. Claudio Fenizia, a capo del gruppo di ricercatori, ha spiegato al Washington Post che tali risultati sono preliminari e non possono certamente portare a conclusioni per quanto riguarda la cura delle donne in gravidanza con Covid-19, donne che potrebbero essere a rischio maggiore di malattia grave secondo il Centers for Disease Control and Prevention, e la prevenzione rimane quindi l’approccio migliore.

Questa ricerca italiana è comunque un piccolo studio che non può chiarire neanche l’impatto del virus sulle prime fasi della gravidanza ma, secondo Fenizia, è da considerare come un "campanello" sul fatto che questo tipo di trasmissione è possibile e per tale motivo sono necessari ulteriori studi. A tal proposito, al Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, la direttrice Diana W. Bianchi sta finanziando la revisione dei registri di nascita: è sua opinione che i risultati dello studio italiano siano inconcludenti in quanto, anche in presenza di neonati positivi, risulta difficile dire se siano stati infettati dai fluidi corporei durante il parto; per questo i dati marzo-dicembre 2020 saranno confrontati con quelli dello stesso periodo del 2019, al fine di capire capire l'impatto del coronavirus sulle donne incinte e sui neonati 


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