martedì 9 luglio 2019

Gravidanza sicura anche con malattie reumatiche grazie a nuove terapie e sensibilizzazione

Le poliartriti croniche, che in Italia colpiscono 1,5 milioni di persone e in modo particolare le donne in età fertile, sono un gruppo di 150 malattie per le quali in passato, se presenti, era sconsigliato fare figli a causa della teratogenicità delle terapie. Oggi anche le donne affette da malattie reumatiche possono pianificare una gravidanza in modo sicuro grazie ai nuovi
farmaci biologici che oltre a tenere sotto controllo la malattia, sono anche innocui per il feto. Un esempio è il certolizumab pegol, un anticorpo monoclonale che non presenta il frammento cristallizzabile (Fc) che quindi non può essere trasportato attraverso la membrana placentare, contrariamente ad altri farmaci anti-TNFα.
Angela Tincani, dell'Università degli Studi di Brescia, spiega: “È importante condividere con il proprio medico l'intenzione di pianificare una gravidanza sin dall'inizio del percorso di cura per permettere allo specialista di creare le condizioni migliori per la procreazione, scegliendo le terapie più appropriate”. Tra questi per esempio c’è ava®, il primo e unico dispositivo a iniezione elettronica riutilizzabile sviluppato in collaborazione con i pazienti, il quale rende più semplice l'auto-somministrazione del farmaco e migliora il controllo dell'aderenza alla terapia da parte dello specialista.
Anche l’informazione e la sensibilizzazione rappresentano un tassello importante per far sì che le donne in gravidanza possano gestire quotidianamente la malattia e vivere più serenamente la propria maternità: ad esempio ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus) e APMAR (Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare) hanno promosso la campagna social #anchiomamma, e lo scorso 10 maggio Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere) ha promosso la seconda edizione dell'(H)-Open Day dedicato alle malattie reumatiche.
Dal momento che le malattie reumatiche croniche sono ancora oggi poco conosciute dalla popolazione, nonostante il grande numero di persone affette, iniziative come queste risultano ancora più importanti. “È per questo che bisogna continuare a lavorare insieme per gettare luce sulle conseguenze personali, familiari, sociali e professionali che queste malattie inevitabilmente portano con sé” commenta Silvia Tonolo, Presidente dell'ANMAR.

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