In una generazione cresciuta con la tecnologia, per
le adolescenti di oggi le app per monitorare il proprio ciclo mestruale
risultano particolarmente attraenti ed effettivamente rappresentano un
possibile aiuto per le ragazze ma possono anche porre un problema per privacy,
condivisione dei dati ed educazione sessuale.
Questo è quello che viene
evidenziato all’interno di un editoriale pubblicato su Pediatrics ad opera di Leah Fowler, della University of Houston Law
Center in Texas, e colleghi.
Queste app, utilizzate per tracciare le date del
ciclo mestruale, contengono, come di norma, politiche sulla privacy e accordi
sui termini di servizio che però non vengono letti dalla maggior parte degli
utenti, traducendosi così nella mancanza di informazioni riguardo l'uso dei
dati o alla dichiarazione di non responsabilità sull'accuratezza delle
previsioni di fertilità.
Gli stessi autori, in uno studio pubblicato a
febbraio su Health Promotion Practice,
hanno affermato che per leggere le politiche sulla privacy e gli accordi sui
termini di servizio di 15 popolari app per il monitoraggio del ciclo mestruale
è richiesto un livello di istruzione universitario. In aggiunta, alcune di
queste app consentono di condividere i dati con altre persone, il che potrebbe
portare a un'esperienza sociale positiva creando un mutuo supporto, ma anche ad
aspetti negativi, generando pettegolezzi e bullismo sul ciclo mancato e su una
possibile gravidanza. È stata poi scoperta l’esistenza di siti web che
suggeriscono ai genitori di utilizzare la funzione di condivisione all'insaputa
delle figlie, il che, anche se viene indicato di essere incoraggianti e non
critici, potrebbe essere considerato invadente dalle giovani ragazze.
Uno dei più grandi problemi rappresenta la funzione
legata al calcolo del periodo fertile: le adolescenti potrebbero utilizzare
queste app come un sostituto del controllo delle nascite e utilizzate per la
previsione dei giorni fertili e non fertili, ma i contenuti delle app stesse
potrebbero non essere precisi e potrebbero non avere capacità di previsione. È
importante, secondo l’autrice, che i professionisti ne siano a conoscenza e che
“parlare di queste app e dei loro limiti potrebbe far parte di una più ampia
conversazione sulla salute sessuale e riproduttiva”.
Pediatrics. 2020 Apr 14. https://doi.org/10.1542/peds.2019-2954
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