Uno studio recentemente pubblicato su Jama Network Open afferma che
l’esposizione ad alcuni plastificanti da parte delle donne nel periodo che
precede il concepimento, potrebbe rappresentare un fattore di rischio per esiti
di gravidanza avversi.
Lo studio è stato eseguito in una coorte di coppie sottoposte
a trattamento per la fertilità e, tramite l’analisi delle concentrazioni
urinarie dei loro metaboliti, è risultato che l’esposizione materna prima del
concepimento ad alcuni ftalati, o a loro sostituti, è stata associata a nascite
pretermine.
Nel dettaglio, i ricercatori hanno condotto lo studio
in un centro per la fertilità di Boston e hanno incluso una coorte prospettica
di coppie subfertili, comprendenti 419 madri, 229 padri e le relative 420
nascite singole. In totale, 34 bambini, ovvero l’8%, sono nati prima del completamento
di 37 settimane di gestazione. In un modello aggiustato, le concentrazioni
urinarie della madre prima del concepimento della somma molare di 4 metaboliti
di-2-etilesilftalato (ÓDEHP) e di un metabolita del di-isononil
cicloesano-1,2-dicarbossilato (DINCH, un sostituto degli ftalati), e cioè il
MHiNCH, sono state associate a rischio aumentato di nascite pretermine; dopo
ulteriore aggiustamento per ÓDEHP o per MHiNCH, solo l'associazione tra ÓDEHP e
nascita pretermine è rimasta robusta.
Yu Zhang, della Harvard T.H. Chan School of Public
Health di Boston, e i colleghi autori dello studio, affermano che “anche se studi
futuri dovrebbero convalidare queste associazioni, è opportuno informare le
coppie che pianificano un concepimento in merito alle misure per ridurre
l'esposizione agli ftalati”.
Già in precedenza, ulteriori ricerche hanno
evidenziato che gli ftalati, una famiglia di sostanze chimiche molto utilizzate
in numerosi prodotti di consumo, sono tossici per la riproduzione e lo sviluppo
degli animali e che hanno un possibile simile effetto nell'essere umano. La regolamentazione
ha portato all'utilizzo di plastificanti sostitutivi, come il DINCH, i cui
metaboliti sono biologicamente attivi ma poco studiati. I ricercatori
concludono affermando che “i risultati dello studio possono avere importanti
implicazioni cliniche e di salute pubblica, data l'ubiquità dell'esposizione a
DEHP, l'importanza dell'outcome e il fatto che le strategie di prevenzione
raramente si concentrano sull'assistenza al periodo pre-concepimento”.
JAMA
Netw Open. 2020. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.2159.
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