lunedì 8 giugno 2020

Ftalati: possibile rischio per nascite pretermine


Uno studio recentemente pubblicato su Jama Network Open afferma che l’esposizione ad alcuni plastificanti da parte delle donne nel periodo che precede il concepimento, potrebbe rappresentare un fattore di rischio per esiti di gravidanza avversi.
Lo studio è stato eseguito in una coorte di coppie sottoposte a trattamento per la fertilità e, tramite l’analisi delle concentrazioni urinarie dei loro metaboliti, è risultato che l’esposizione materna prima del concepimento ad alcuni ftalati, o a loro sostituti, è stata associata a nascite pretermine.
Nel dettaglio, i ricercatori hanno condotto lo studio in un centro per la fertilità di Boston e hanno incluso una coorte prospettica di coppie subfertili, comprendenti 419 madri, 229 padri e le relative 420 nascite singole. In totale, 34 bambini, ovvero l’8%, sono nati prima del completamento di 37 settimane di gestazione. In un modello aggiustato, le concentrazioni urinarie della madre prima del concepimento della somma molare di 4 metaboliti di-2-etilesilftalato (ÓDEHP) e di un metabolita del di-isononil cicloesano-1,2-dicarbossilato (DINCH, un sostituto degli ftalati), e cioè il MHiNCH, sono state associate a rischio aumentato di nascite pretermine; dopo ulteriore aggiustamento per ÓDEHP o per MHiNCH, solo l'associazione tra ÓDEHP e nascita pretermine è rimasta robusta.
Yu Zhang, della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, e i colleghi autori dello studio, affermano che “anche se studi futuri dovrebbero convalidare queste associazioni, è opportuno informare le coppie che pianificano un concepimento in merito alle misure per ridurre l'esposizione agli ftalati”.
Già in precedenza, ulteriori ricerche hanno evidenziato che gli ftalati, una famiglia di sostanze chimiche molto utilizzate in numerosi prodotti di consumo, sono tossici per la riproduzione e lo sviluppo degli animali e che hanno un possibile simile effetto nell'essere umano. La regolamentazione ha portato all'utilizzo di plastificanti sostitutivi, come il DINCH, i cui metaboliti sono biologicamente attivi ma poco studiati. I ricercatori concludono affermando che “i risultati dello studio possono avere importanti implicazioni cliniche e di salute pubblica, data l'ubiquità dell'esposizione a DEHP, l'importanza dell'outcome e il fatto che le strategie di prevenzione raramente si concentrano sull'assistenza al periodo pre-concepimento”.

JAMA Netw Open. 2020. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.2159.

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