lunedì 8 giugno 2020

App per il ciclo mestruale: i lati negativi


In una generazione cresciuta con la tecnologia, per le adolescenti di oggi le app per monitorare il proprio ciclo mestruale risultano particolarmente attraenti ed effettivamente rappresentano un possibile aiuto per le ragazze ma possono anche porre un problema per privacy, condivisione dei dati ed educazione sessuale.
Questo è quello che viene evidenziato all’interno di un editoriale pubblicato su Pediatrics ad opera di Leah Fowler, della University of Houston Law Center in Texas, e colleghi.
Queste app, utilizzate per tracciare le date del ciclo mestruale, contengono, come di norma, politiche sulla privacy e accordi sui termini di servizio che però non vengono letti dalla maggior parte degli utenti, traducendosi così nella mancanza di informazioni riguardo l'uso dei dati o alla dichiarazione di non responsabilità sull'accuratezza delle previsioni di fertilità.
Gli stessi autori, in uno studio pubblicato a febbraio su Health Promotion Practice, hanno affermato che per leggere le politiche sulla privacy e gli accordi sui termini di servizio di 15 popolari app per il monitoraggio del ciclo mestruale è richiesto un livello di istruzione universitario. In aggiunta, alcune di queste app consentono di condividere i dati con altre persone, il che potrebbe portare a un'esperienza sociale positiva creando un mutuo supporto, ma anche ad aspetti negativi, generando pettegolezzi e bullismo sul ciclo mancato e su una possibile gravidanza. È stata poi scoperta l’esistenza di siti web che suggeriscono ai genitori di utilizzare la funzione di condivisione all'insaputa delle figlie, il che, anche se viene indicato di essere incoraggianti e non critici, potrebbe essere considerato invadente dalle giovani ragazze.
Uno dei più grandi problemi rappresenta la funzione legata al calcolo del periodo fertile: le adolescenti potrebbero utilizzare queste app come un sostituto del controllo delle nascite e utilizzate per la previsione dei giorni fertili e non fertili, ma i contenuti delle app stesse potrebbero non essere precisi e potrebbero non avere capacità di previsione. È importante, secondo l’autrice, che i professionisti ne siano a conoscenza e che “parlare di queste app e dei loro limiti potrebbe far parte di una più ampia conversazione sulla salute sessuale e riproduttiva”.

Pediatrics. 2020 Apr 14. https://doi.org/10.1542/peds.2019-2954
Health Promot Pract. 2020 Feb 9 https://doi.org/10.1177/1524839919899924

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