martedì 26 febbraio 2019

La terapia comportamentale può migliorare la depressione per chi soffre di insonnia in menopausa

Le donne in menopausa che ricevono trattamenti comportamentali per l'insonnia possono riscontrare in misura minore sintomi di depressione, secondo quanto riportato in un articolo pubblicato sulla rivista Sleep Medicine. Secondo Christopher Drake del Henry Ford Health System a Detroit, Stati Uniti, primo autore dello studio, dopo i risultati forniti da questa ricerca è possibile “aggiungere un trattamento cognitivo comportamentale mirato all'attuale arsenale di trattamenti disponibili per alleviare l'insonnia associata alla menopausa, e con questo ottenere anche
il beneficio della riduzione dei sintomi depressivi che spesso si verificano in concomitanza con disturbi del sonno associati alla menopausa”.
Per questo studio i ricercatori hanno coinvolto 117 donne in menopausa che soffrivano di insonnia, le quali sono state assegnate casualmente a una fra tre diverse terapie: una cognitivo-comportamentale per l'insonnia (CBTI), una componente di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) nota come terapia di restrizione del sonno, oppure semplicemente istruzioni sull'igiene del sonno o sulle abitudini che possono semplificare l'addormentamento.
Le donne del primo gruppo (CBTI) hanno effettuato sei sessioni di terapia faccia a faccia con un infermiere specializzato in medicina comportamentale del sonno; nel secondo gruppo (CBT) le pazienti hanno effettuato due sessioni faccia a faccia con il medesimo professionista e tre sessioni telefoniche; infine il gruppo di controllo ha ricevuto sei e-mail settimanali con suggerimenti su come creare migliori routine notturne e informazioni sulla correlazione tra il sonno e diversi problemi di salute e comportamenti abituali.
Nel complesso, il 4,3% delle pazienti ha mostrato una depressione moderatamente grave, però, una volta terminato il trattamento, le donne depresse che hanno ricevuto CBTI hanno mostrato una diminuzione dei sintomi da disturbo dell'umore da moderate ad ampie. La medesima cosa è avvenuta nel gruppo che ha ricevuto CBT, però gli effetti non sono emersi fino a sei mesi dopo la fine della terapia. Al contrario, il gruppo di controllo, che quindi non ha ricevuto una terapia vera e propria, non ha riscontrato effetti positivi.
I ricercatori precisano che lo studio ha escluso le donne con diagnosi di depressione maggiore e che alcune differenze nella durata e nella forma dei trattamenti testati potrebbero aver influenzato i risultati.

https://doi.org/10.1016/j.sleep.2018.11.019

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