mercoledì 2 maggio 2018

Alimentazione vegana in gravidanza e i pericoli per il nascituro

In due anni sono triplicati i casi di carenza di vitamina B12 in gravidanza, passando da 42 nel 2015 a 126 nel 2016. Sono questi i dati arrivati dagli esperti del Bambino Gesù di Roma e del Meyer di Firenze che, tramite lo screening neonatale esteso, hanno identificato nelle diete sbagliate delle madri uno dei motivi di questa carenza. Onde evitare di mettere a rischio la salute del neonato con danni neurologici permanenti, le donne in gravidanza dovrebbero consumare, oltre frutta e verdura, anche uova, latte e alimenti ricchi di vitamina B12, purtroppo però è sempre più frequente la decisione di seguire una dieta vegana anche in questa fase delicata senza
pensare alle possibili conseguenze. Le donne che per il loro tipo di alimentazione abbiano carenza di questa vitamina, dovrebbero assumere degli integratori durante il periodo di gravidanza e successivamente anche durante l’allattamento. "La vitamina B12, o cobalamina, è contenuta negli alimenti di origine animale, ha un importante ruolo nello sviluppo del sistema nervoso centrale e il suo fabbisogno aumenta in gravidanza. Se la madre non ne assume abbastanza, o peggio non ne assume affatto, può creare al neonato danni neurologici già in utero, che proseguono e peggiorano nei mesi successivi, con l'allattamento", spiega Carlo Dionisi Vici, responsabile dell'Unità Operativa Complessa di Patologia Metabolica dell'ospedale Bambino Gesù di Roma.
Ilaria Ciancaleoni Bartoli, che dirige l'Osservatorio Malattie Rare, si esprime così in merito: “Trattandosi di una malattia molto grave, ma in molti casi anche facilmente evitabile, fare corretta informazione diventa un dovere etico che spetta a medici, media e istituzioni: una campagna di informazione seria e condivisa potrebbe salvare molte vite”. A tal proposito, le società di pediatria come la Società italiana di pediatria (Sipps) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), sono scese in campo per ricordare l’importanza di un’alimentazione corretta sia prima che dopo la nascita del bambino. Le due associazioni, insieme alla Società italiana di medicina perinatale (Simp), hanno recentemente deciso di approfondire il problema delle diete vegetariane in relazione alla crescita ed allo sviluppo neurocognitivo dei bambini. “Per un corretto sviluppo del bimbo le diete latto-ovovegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l'ambito neurologico, psicologico e quello motorio” conferma Andrea Vania, professore di Nutrizione pediatrica all'Università La Sapienza di Roma. Difatti, la scelta migliore, fin dai primi mesi di vita del bambino, è quella che prevede il consumo prevalente di alimenti vegetali e comunque un uso, anche se limitato, di prodotti animali.

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