lunedì 15 maggio 2017

Una terapia metabolica per migliorare l’ovulazione nella Pcos

Durante il meeting annuale della Endocrine Society di quest’anno (Endo 2017) a Orlando in Florida, è stato presentato uno studio pilota incentrato sulla sindrome dell’ovaio policistico (Pcos) nelle adolescenti trattato con antiandrogeni e antidiabetici. Lo studio, ad opera di un gruppo di ricercatori coordinati da Lourdes Ibáñez, professore di pediatria e direttrice del programma di endocrinologia pediatrica all'Università di Barcellona, in Spagna, ha coinvolto 36 adolescenti non sessualmente attive e affette da sindrome dell'ovaio policistico, con irsutismo e oligomenorrea. Il trattamento, volto a
migliorare la fertilità delle pazienti e successivamente a migliorarne lo stato di salute, prevedeva l’assunzione dell’associazione Spiomet, ovvero spironolattone 50 mg/die, pioglitazone 7,5 mg/die e metformina 850 mg/die.
“Nelle ragazze che assumevano Spiomet abbiamo osservato una migliore normalizzazione dei grassi epatici e viscerali, dell'insulina e dei marcatori di salute cardiovascolare, indici rimasti vicini alla norma anche dopo la sospensione del trattamento rispetto ai contraccettivi orali”, spiega Ibáñez ricordando inoltre che, nelle adolescenti con sindrome dell'ovaio policistico, la normalizzazione della quantità di grasso viscerale addominale ed epatico ripristina l'ovulazione, oltre che normalizzare i sintomi da eccesso di androgeni. “Questi risultati confermano che la sindrome dell'ovaio policistico non è una malattia ovarica, ma piuttosto un tipo di obesità centrale pseudo-ovarica”, aggiunge l’autrice spiegando che, dal punto di vista clinico, la rifocalizzazione del trattamento della sindrome dell'ovaio policistico verso la riduzione precoce del grasso ectopico può impedire una parte della successiva subfertilità oligoanovulatoria.
Stephen Franks, moderatore della sessione e professore di endocrinologia riproduttiva presso la Facoltà di Medicina dell'Imperial College University of London, ha commentato così lo studio: “L'idea di un'associazione di farmaci mirata a un intervento metabolico precoce è molto sensata, ma questi risultati devono essere confermati da ulteriori studi svolti su casistiche più ampie”.

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