martedì 20 settembre 2016

Diminuite le morti per tumore all’ovaio, anche grazie alla pillola

Secondo quanto riportato da un articolo pubblicato su Annals of Oncology, sono sempre meno le donne che muoiono per tumore all’ovaio: negli USA e in Europa, dal 2002, i numeri di decessi continuano a decrescere e l’andamento prevede una riduzione sempre più forte.
Carlo La Vecchia, docente del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università degli Studi di Milano e autore dello studio, rende merito all’utilizzo dei contraccettivi orali in primis ma anche ai passi avanti fatti nelle diagnosi e nelle terapie, insieme al minor utilizzo delle terapie ormonali sostitutive come contenimento ai sintomi della menopausa. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi alle morti per cancro ovarico dal 1970 in poi, presenti sui
registri dell’Organizzazione Mondiale di Sanità e hanno scoperto che in 28 Paesi dell’Unione europea i tassi di mortalità sono diminuiti del 10 per cento tra il 2002 e il 2012. Andamento positivo anche per gli altri stati: calo del 16% per gli USA, in Canada dell’8%, in Australia e Nuova Zelanda del 12% e in Giappone soltanto del 2%; andamento contrario invece in America Latina dove non ci sono state diminuzioni significative e anzi, in alcuni paesi, c’è stato un aumento nei casi di decessi. “All’interno dell’Europa restano comunque notevoli differenze, legate soprattutto al maggior utilizzo della pillola anticoncezionale, che in certi Paesi (come Gran Bretagna, Svezia e Danimarca) è iniziato molto prima che in altri, come l’Italia, la Spagna e la Grecia, ad esempio. Inoltre va considerata la maggiore o minore propensione ad avere figli, che è un fattore protettivo contro questo tumore, e che è molto più diffusa in determinati stati, come quelli dell’Est” commenta La Vecchia.
Relativamente alla terapia ormonale sostitutiva invece (tos), Eva Negri, responsabile del Laboratorio Metodi Epidemiologici all’IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, spiega che anche questa è da prendere in considerazione: “Tedesche, inglesi e americane per anni hanno fatto maggiormente ricorso alle cure per arginare i sintomi della menopausa, soprattutto fino al 2002, quando sono poi stati resi noti gli esiti di un vasto studio statunitense (il Women’s Health Initiative) che evidenziava i rischi aumentati di patologie cardiovascolari, tumori del seno e dell’ovaio legati alla tos”.
Il carcinoma ovarico, in 8 donne su 10, viene scoperto quando è già in fase già metastatica e le probabilità di guarigione diventano molto basse. Inoltre questa patologia non presenta sintomi specifici e la diagnosi precoce è ancora difficile da raggiungere nonostante i ricercatori cerchino da anni strumenti efficaci di prevenzione (come il pap test per il tumore all’utero) o di diagnosi precoce (come la mammografia per quello al seno). Alcuni sintomi, che non sono necessariamente correlati alla malattia ma che non andrebbero sottovalutati, soprattutto se perdurano e se non sono mai stati presenti, sono: dolori e gonfiore addominale, stitichezza o difficoltà digestive. È inoltre da tenere presente che la maggior parte dei casi viene identificata dopo l’ingresso in menopausa, tra i 50 e i 69 anni, e che circa il 15 per cento dei tumori all’ovaio ha come principale fattore l’ereditarietà. Infine, altri fattori che incidono positivamente sulla malattia sono: minori ovulazioni nella donna e quindi la gravidanza, l’allattamento al seno, l’assunzione prolungata della pillola anticoncezionale e uno stile di vita sano.

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