Se ne parla poco ed è spesso sottovalutata anche dagli stessi medici. Ecco come conoscerla meglio.
Conoscere la disfagia infantile. |
Infatti manca una terapia eziologica in grado di guarire la patologia di base, predominano in alcuni casi problematiche medico-chirurgiche, in altri problematiche NPI, in altri ancora sono presenti entrambe ed infine ci possiamo trovare di fronte a sindromi genetiche con o senza anomalie cromosomiche, patologie del SNC, PCI, danni cerebrali perinatali o elevata prematurità con patologie associate.
La disabilità consiste in un deficit deglutitorio e/o masticatorio da incoordinazione, che dipende da un’alterazione delle
vie sensoriali e/o da un deficit della integrazione centrale e/o da un danno delle vie efferenti che determina una impossibilità od una difficoltà a succhiare, masticare e deglutire.
Essa è caratterizzata da una disfunzione nelle sequenze della fase orale (nel lattante riflessa, nel bambino automatica-volontaria); di quella faringea (automatica) e di quella esofagea (riflessa). Ne deriva incoordinazione motoria oro-faringea per disordini funzionali di svariati elementi del complesso oro-facciale e faringeo.
L’influenza negativa di tali sindromi sulle abilità orali, masticatorie e deglutitorie è ancor meno conosciuta dalla gente comune, cioè dai non addetti ai lavori (genitori, baby sitter e familiari care givers).
Stante la complessità delle problematiche ad essa connesse, è necessaria per questi bambini un’assistenza polidisciplinare ed una conoscenza più approfondita del problema, attraverso mass media dallo spessore scientifico e dalla larga diffusione come questa rivista.
Purtroppo, a parte alcuni studiosi in Italia come gli otoiatri Schindler, padre e figlio, Ruoppolo e Tufarelli, membri fondatori del GSIDI (Gruppo di studio italiano per la disfagia infantile), pochi colleghi si occupano di tale patologia trattata in pochissimi centri di riabilitazione con personale specializzato in quanto si tratta di patologie croniche complesse, spesso “rare” e di difficile diagnosi. Da qui liste di attesa lunghissime e la ricerca affannosa di centri specializzati, ma per fortuna abbiamo le preziose attività svolte dalle associazioni no profit tradizionalmente impegnate anche su questo fronte.
La disfagia può essere di lieve, media e severa gravità, e ad essa sono attribuiti, in particolare, 7 livelli di trattamento in base al tipo di alimentazione ed al momento della presa in carico. Il livello “1” riguarda problematiche più complesse (bambini con cannula tracheale o PEG, piccolo bottone inserito chirurgicamente nello stomaco per consentire l’alimentazione enterale), il “7” problemi più modesti.
Le patologie associate sono rappresentate da problemi respiratori cronici gravi con frequenti broncopolmoniti ab ingestis, crisi di apnea e cianosi con frequenti desaturazioni; MRGE, intolleranze alimentari (IPLV), ritardo psicomotorio, scarsa crescita pondero-staturale (quasi sempre inferiore al 3° percentile). Un terzo dei casi è portatore di cannula tracheale ed un altro terzo deve ricorrere alla PEG. Dunque si tratta del recupero di bambini con patologie genetiche o malformative rare e/o con esiti da TIN, per i quali non vi sono terapie specifiche né possibilità di guarigione dalla grave patologia di base.
Quali sono le cause?
Vediamo ora quali sono le più frequenti cause:
- problemi digestivi da deficit dello sfintere esofageo inferiore con Malattia da reflusso gastroesofageo, spesso complicata da esofagite (presente nel 67% dei bambini), atresia dell’esofago con interventi ricostruttivi, alterata peristalsi esofagea, ernia jatale, intolleranze alimentari, farmaci somministrati alla nascita;
- problemi respiratori:
1) acuti con laringiti allergiche, epiglottiti, spasmi della glottide, flogosi faringolaringee, broncopolmoniti ab ingestis;
2) cronici: con apnee ricorrenti, apnee notturne, asma bronchiale, BDP, tracheomalacia;
- patologie neurologiche del complesso orofacciale e disabilità su base genetica e cromosomica con dimorfismi facciali ed oligofrenia (tipici del Down);
- danni neurologici in bambini con esiti da Terapia intensiva neonatale, con sindromi ipossico- ischemiche e post-asfittiche, emorragie cerebrali, PCI, epilessie, tumori cerebrali, ipertensione endocranica;
- altre patologie come idronefrosi, insufficienza renale cronica, malattie metaboliche, patologie malformative congenite come labio-palatoschisi o danni iatrogeni (terapie farmacologiche);
- disfagia “da non uso”, importante da ricordare perchè si tratta di bambini che per ricoveri prolungati a causa di patologie gravi, sono stati alimentati alternativamente e mai per via orale.
Egli, con le sue specifiche conoscenze auxologiche, nutrizionali e cliniche, integra l’equipe composta da specialisti ed operatori originati dalla disciplina ORL, valuta lo sviluppo psicofisico e lo stato nutrizionale del bambino, l’evolversi della disabilità e delle patologie associate, fornisce ai genitori sostegno, schemi dietetici e consigli terapeutici durante patologie intercorrenti, previene o tratta eventuali urgenze/emergenze (apnea, cianosi, desaturazioni, etc.); assiste i pazienti portatori di tracheotomia con cannula e/o di PEG (gastrostomia con impianto di una sonda percutanea e bottone, per via endoscopica) in collaborazione con l’ORL, collabora con Centri di riferimento, PDF ed operatori domiciliari, effettua monitoraggio dei progressi e valuta i risultati in collaborazione con il team; infine partecipa ai programmi di formazione per operatori socio-sanitari, genitori e care givers.
Quali sono gli obiettivi?
Gli obiettivi di un “servizio per la disfagia Infantile” sono così sintetizzabili:
- integrare le strutture socio-sanitarie d’eccellenza, ospedaliere, universitarie e le IRCCS, con il centro specializzato, in un sistema di rete: patient manager di riferimento, specialisti ed operatori del centro di riabilitazione (“patient manager periferici”), pediatri di famiglia, genitori e care givers;
- definire i programmi assistenziali mediante negoziazione e condivisione delle scelte con i familiari e con i servizi ospedalieri, universitari e territoriali;
- ridurre accessi e ricoveri ripetuti in ospedale.
- assicurare l’assistenza riabilitativa previa valutazione multidisciplinare della disabilità;
- migliorare l’alimentazione e quindi lo stato di salute e la qualità di vita del bambino anche mediante un adeguato sostegno ai genitori;
- porre le basi per una vita del bambino, il più autonoma possibile, rispetto all’alimentazione;
- offrire opportunità di “formazione” per operatori socio-sanitari e genitori/assistenti domiciliari.
Si precisa che il trattamento riabilitativo è di esclusiva competenza dei logopedisti che gestiscono in prima persona i casi, provvedendo a dare indicazioni, consigli agli altri operatori, ai genitori, ai parenti ed ai care givers.
Il messaggio che desidero lasciare è di inviare i bambini con disturbi oro-motori precocemente ad un centro specializzato perché il trattamento polidisciplinare, individualizzato, deve essere iniziato tempestivamente, a partire dalla valutazione del grado e della tipologia di disfagia, eventualmente integrato con sedute domiciliari logopediche e fisioterapiche.
Di Lucio Annibaldi (consulente Ist. San Raffaele, Servizio riabilitativo per la disfagia infantile)
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