venerdì 9 settembre 2011

Quando il bambino ha la febbre

Dai farmaci tradizionali ai rimedi omeopatici. Ecco come comportarsi


Cosa fare quando il bambino ha la febbre
La maggior parte dei genitori tende a spaventarsi molto di fronte all’aumento della temperatura corporea dei loro bambini. Si entra spesso nel panico e si cerca in tutti i modi di reprimere questa evenienza angosciante. “Cosa sta succedendo; quali gravi pericoli sono in agguato?” ci si chiede con ansia, prima di ricorrere all’inevitabile consiglio del pediatra. Ed è altresì inevitabile l’uso degli antifebbrili che, abbassando o addirittura eliminando il sintomo, riportano la pace in famiglia, nella momentanea tranquillità di un’apparente ritorno alla norma.

Fatto sta che, poche ore dopo, la febbre malandrina si ripresenta e spesso più forte di prima. Cosa sta succedendo ed è giusto precipitarsi a reprimere questo sintomo? Per fare un po’ di chiarezza bisogna prima definire cos’è la febbre e qual è il suo significato per il nostro organismo.
L’aumento della temperatura corporea non è altro che
un meccanismo di difesa del tutto naturale, nel caso d’invasione batterica o virale, escludendo per ora altre cause più complesse.
Una particolare area del cervello, chiamata ipotalamo, viene stimolata da sostanze prodottesi nell’incontro tra le nostre cellule di difesa e gli agenti patogeni, nell’evenienza che questi ultimi stiano proliferando in maniera anomala nel nostro corpo. Si tratta di sostanze neurotrasmettirici, chiamate citochine e prostaglandine. A questo punto, i nuclei ipotalamici inviano a varie parti del corpo altri neurotrasmettitori Cosa stà succedendo: quali pericoli sono in agguato? che stimolano a loro volta l’aumento della temperatura, tramite la dilatazione dei vasi sanguigni e l’aumento del metabolismo per incremento del consumo basale di ossigeno cellulare.
In corso di febbre, si verificano anche altre condizioni protettive, come l’attivazione delle cellule difensive chiamate linfociti e neutrofili, la produzione aumentata nel sangue di anticorpi e di fattori piastrinici, del cortisolo, insulina, catecolamine, zuccheri e aminoacidi. Tutte queste sostanze permettono all’organismo di affrontare meglio la battaglia contro l’infezione. La febbre, dunque, non è una condizione da reprimere, piuttosto esprime la capacità di reazione dell’organismo.
Se, d’altra parte, essa supera i 38,5 gradi di temperatura, va moderata per evitare danni alle cellule più delicate del nostro corpo, come quelle cerebrali.
Alcuni bambini, in effetti, possono avere delle vere e proprie convulsioni, dette appunto febbrili, che vanno ovviamente evitate, somministrando gli antipiretici.

Se, d’altra parte, la febbre si mantiene entro i limiti indicati, vanno utilizzate solo metodiche naturali, quali l’uso del ghiaccio, del panno freddo, della somministrazione di abbondanti liquidi e dell’uso di tisane o di prodotti naturali come gli omeopatici.
In effetti, anche gli antipiretici chimici più appropriati e di più frequente uso nel bambino come il paracetamolo e l’ibuprofene presentano delle controindicazioni e degli effetti collaterali di cui bisogna tenere conto. Ad esempio, l’ibuprofene non può essere usato in caso di disidratazione del bambino ed in caso di varicella, mentre il paracetamolo non va dato insieme agli antiepilettici ed in caso di digiuno prolungato. Inoltre, ambedue i farmaci possono provocare segni d’intossicazione a carico di vari apparati.
Dunque, vanno usati solo se ritenuti indispensabili; se non si riesce, cioè, a moderare la febbre con i soli metodi fisici o con farmaci praticamente privi di effetti collaterali come gli omeopatici.
A tal proposito, va detto che tali farmaci hanno indicazioni differenti uno dall’atro. Ad esempio, la Belladonna andrà somministrata preferibilmente alla diluizione CH5, due granuli tre volte al dì da sciogliere in bocca a digiuno o in poca acqua, solo se il bambino ha il volto arrossato e la bocca secca (quindi ha sete) e suda; va dato invece l’Aconito, solo se il volto è pallido ed il bambino è molto impaurito e non suda.
La difficoltà dell’utilizzo dell’omeopatia, almeno quella cosiddetta unicista, sta proprio nell’assoluta necessità di conoscere bene i sintomi distintivi tra i vari rimedi e nel saperli diagnosticare.
Va inoltre detto che il bambino sotto il mese di vita non va trattato con ibuprofene, ma eventualmente con paracetamolo. Inoltre, in questo periodo della vita, in caso di febbre alta, andrebbe ricoverato in ospedale per il rischio di trovarsi di fronte ad una patologia grave.
Infine, non è indicato l’acido acetilsalicilico in età pediatrica.

Dove e come misurare la temperatura

Detto dei farmaci, vediamo dove e come misurare l’aumento di temperatura.
La misurazione ascellare, almeno in sede domiciliare è la più indicata. Si possono usare i termometri elettronici a punta flessibile che danno una buona affidabilità. Quelli timpanici ad infrarossi sono meno affidabili per le difficoltà di posizionamento e quelli al mercurio sono stati aboliti dal 2010, causa la grave tossicità di questo metallo. In effetti, esiste sempre il rischio di rottura del termometro e se questa avviene, il bambino può averne un danno tossico di notevole entità. Basti pensare che il contenuto di mercurio di un solo termometro può essere in grado d’inquinare un intero lago, anche di notevoli dimensioni.
La rilevazione rettale sarebbe invero la più accurata (sempre detraendo mezzo grado), ma occorre tenere il bambino piccolo ben fermo in posizione laterale e accovacciato. Una mano del genitore tiene fermo il bacino col pollice, mentre le altre quattro dita ne afferrano le cosce. Se non lo si sa fare bene, è meglio utilizzare l’ascella, cercando di tenere il bambino fermo 1-2 minuti, che è il tempo medio di rilevazione.
In conclusione, la febbre è un reazione naturale dell’organismo che non va repressa, ma solo eventualmente moderata. Poiché virus e batteri non sopravvivono a temperature elevate (a circa 38 gradi) è evidente il fine del nostro corpo nell’elevare la temperatura. Dunque, anche se a volte necessari, gli antipiretici chimici, vanno usati nella minima dose sufficiente a produrre un abbassamento della temperatura tra i 38 ed 38,5 gradi, per poi attendere la remissione naturale.
L’effetto degli omeopatici è invece sempre rispettoso delle necessità del corpo e dunque non farà mai calare bruscamente la temperatura corporea, tendendo ad una naturale moderazione. Farmaci naturali e farmaci chimici hanno dunque un uso complementare a seconda delle necessità e andrebbero conosciuti da tutti i pediatri per una migliore gestione del sintomo febbrile nel bambino, al fine di proteggerlo e contemporaneamente di fargli evitare inutili rischi.
Va infine ricordato che una dose eccessiva di antipiretici chimici può portare ad un brusco abbassamento della temperatura, evento che può essere di per sé responsabile di convulsioni febbrili. Inoltre, una temperatura troppo bassa in caso di forte infezione in atto, può agevolare, per quanto su esposto, la crescita virale o batterica, generando un aggravamento ed un approfondimento dei sintomi patologici e mettendo così a repentaglio la guarigione dei nostri bambini.

Di Antonio De Palma

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