lunedì 6 febbraio 2017

Storia di danno renale acuto associato a preeclampsia e danno fetale nelle gestanti

Uno studio pubblicato sul Journal of American Society of Nephrology, coautrice Sheehan Tangren del Dipartimento di nefrologia alla Harvard Medical School di Boston, sostiene che una storia di danno renale acuto (Aki), nelle gestanti, aumenti il rischio di preeclampsia e di esiti avversi fetali, questo anche se il disturbo è risolto da tempo prima del concepimento e quindi la funzione renale è normale. “Questi dati individuano un nuovo gruppo definito di donne a rischio, specie nelle zone del mondo dove è più frequente il danno renale acuto nelle donne giovani”, afferma Tangren che, insieme agli altri ricercatori, ha analizzato i dati relativi alle
donne che avevano partorito al Massachusetts General Hospital tra il 1998 e il 2007. Di queste, 105 donne avevano un passato di danno renale acuto senza malattia renale cronica e sono state confrontate con 24.640 soggetti di controllo senza malattia renale. “Il danno renale acuto è stato definito come un aumento della concentrazione di creatinina sierica pari a 1,5 volte rispetto al basale” spiegano gli autori, aggiungendo che nessuna delle donne in esame presentava una funzione renale alterata, in quanto la velocità di filtrazione glomerulare (Gfr) era superiore a 90. I risultati hanno mostrato che, rispetto ai controlli, le donne con storia di danno renale acuto avevano maggiori probabilità di un parto pretermine e tassi più elevati di preeclampsia. In aggiunta, queste donne presentavano una probabilità maggiore di partorire bambini piccoli rispetto all’età gestazionale e di un ricovero post-partum in unità di terapia intensiva neonatale.
Gli autori evidenziano come “la preeclampsia in gravidanza sia una condizione seria, da tenere rigorosamente sotto controllo, perché può degenerare rapidamente e causare severe conseguenze sia per la madre sia per il nascituro” precisando che, nonostante la frequenza complessiva di danno renale acuto nella popolazione studiata fosse bassa, sia le madri che la prole hanno riscontrato conseguenze significative. “Questi dati aprono la strada a studi futuri mirati da un lato a chiarire le correlazioni tra rene, placenta e feto, e dall'altro a individuare strategie per ridurre il rischio di esiti avversi nelle donne con storia di danno renale acuto”, conclude Tangren.

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