giovedì 15 dicembre 2016

Secchezza vaginale e il confronto con il medico/ginecologo

È un disturbo diffuso del quale soffrono molte donne, 1 su 2 in post-menopausa, ma che spesso non viene affrontato con il proprio medico/ginecologo per motivi di imbarazzo o di scarsa conoscenza di questa condizione cronica e delle principali terapie disponibili. Nonostante quindi la secchezza vaginale sia molto diffusa, in Italia la maggior parte dei medici – 9 su 10 – tende a non affrontare l’argomento, sebbene il 75% delle donne si aspetti che sia lo specialista a fare il primo passo. Risulta evidente la necessità di una
maggiore sensibilizzazione nei confronti del medico/ginecologo sulle patologie diffuse che gravano sulla qualità di vita e sulla sessualità della donna, con un focus importante sull’instaurare un dialogo medico-paziente. Quest’ultimo è essenziale nel percorso di cura della paziente, soprattutto quando si evidenzia una certa difficoltà a parlare dei problemi riguardanti la sfera intima e sessuale.
Il dottor Claudio Gustavino, Direttore dell’Unità Operativa Ostetricia e Ginecologia dell’IRCSS A.O.U. San Martino di Genova, parla del disturbo della secchezza vaginale: “nel caso dell’atrofia vulvovaginale nelle donne in post-menopausa, in mancanza di un trattamento, non solo i sintomi, quali secchezza vaginale e dolore durante i rapporti sessuali, non scompaiono ma anzi, se non trattati, persistono in circa 1 donna su 2 e possono determinare un progressivo restringimento dell’apertura vaginale e perdita di elasticità, fino a un peggioramento della dispareunia, disfunzioni sessuali e occlusione vaginale. Se si considera, inoltre, che 6 donne su 10 in post menopausa (fascia 45-64 anni), dichiarano di essere attive sessualmente, diventa ancora più importante trattare per tempo il disturbo”. Gustavino spiega anche come migliorare il rapporto tra medico e paziente: “conoscere le basi fisiologiche sottostanti i disturbi femminili, quali ad esempio l’atrofia vulvovaginale, l’incontinenza urinaria, i problemi della sfera sessuale, l’insonnia, è certamente importante per impostare il corretto trattamento, ma non è sufficiente: come raccomandato dalla stessa International Menopause Society, bisogna cercare di creare un contesto protetto, ma al contempo aperto al confronto, dove la donna può aprirsi ed esprimere i propri bisogni”. Come si consiglia quindi di agire al medico ginecologo in merito ai disturbi intimi femminili?
  • Avviare un discorso sulla secchezza vaginale, tenendo presente che inizialmente la paziente potrebbe essere titubante nel voler affrontare il problema;
  • Tenere a mente che fattori relazionali e sessuali possono presentarsi con una sintomatologia vaginale fastidiosa;
  • Ricordare che i sintomi vaginali possono presentarsi anche nelle donne che fanno uso della terapia estrogenica;
  • Essere consapevole del fatto che alcuni sintomi urinari si verificano in concomitanza con atrofia vaginale e rispondono in modo positivo alla terapia estrogenica vaginale;
  • Aiutare la donna a scegliere la terapia vaginale più adatta a lei.

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