La sentenza 116 del Tribunale di Pordenone ha
stabilito che l’infermiere dipendente di un ospedae, con rapporto esclusivo,
non deve pagare la tassa di iscrizione all’ordine in quanto sosterebbe un costo
per poter lavorare, ma deve farlo il datore di lavoro.
Il caso, iniziato nel 2017, ha riguardato 212
ricorrenti dipendenti dell'Asl Friuli Occidentale, tutti iscritti a Ipasvi, che
non svolgevano altra attività oltre quella esercitata da dipendenti dell'Asl.
Gli infermieri sono stati incoraggiati a ricorrere grazie ad un caso
precedente: nel 2015, la sentenza 7776 della Cassazione relativa agli avvocati
dipendenti di enti pubblici in esclusiva, ha stabilito che la loro tassa al
consiglio nazionale forense la deve pagare l'ente datoriale perché gli impone
il vincolo di esclusività; l’iscrizione all’Albo infatti diventa funzionale
allo svolgimento della professione solo nell'ambito di una prestazione di
lavoro dipendente. Quindi se è solo un ente a beneficiare dell’attività del
professionista, la spesa per l’iscrizione all’albo professionale sarà sua; questo
non vale solo per gli avvocati, non c'è infatti una specificità di una
professione su un'altra. Anche perché, come detto dalla Cassazione, gli
avvocati dipendenti non sono liberi ed autonomi nell'esercizio della loro
attività ma lavorano in nome e per conto dell'interesse altrui, cosa che vale
in egual misura per gli infermieri dipendenti di Asl e ospedali. In merito alla
legge Lorenzin 3/2018, secondo cui gli Ordini sanitari si finanziano con i
contributi degli iscritti, questa non vale come argomento a favore dell'Asl
resistente, in quanto gli infermieri sostengono un costo per lavorare a favore
dell'ente datoriale. Il tribunale ammette comunque che il quadro
giurisprudenziale non è univoco e compensa le spese di lite.
Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up,
esprime il suo parere in merito alla sentenza: “una pronuncia storica che
cambia il panorama giuridico e ci permette di proseguire con maggior forza la
nostra lotta per il riconoscimento di questo diritto per tutti gli infermieri
che rappresentiamo. Se fino ad oggi le cause in materia avevano dato esito
negativo, ora invece è avvenuto un ribaltamento importante del quale gli altri
magistrati sicuramente terranno conto. Nursing Up continuerà a sostenere il
diritto degli infermieri pubblici dipendenti a vedersi sgravati dall'onere
annuale della tassa di iscrizione all'Ordine professionale che invece, lo
abbiamo sempre sostenuto, va sostenuto dalle Aziende sanitarie presso le quali
gli infermieri effettuano attività esclusiva, come già il Consiglio di Stato ha
deciso che debba essere per gli avvocati pubblici dipendenti con parere n.
678/2010. Abbiamo pertanto assegnato ai nostri legali il compito di selezionare
le aziende da portare in giudizio, dando mandato ad agire prontamente.
Chiediamo al presidente della Commissione Sanità del Senato che succederà al
viceministro Pierpaolo Sileri di integrare il Ddl sull'intramoenia alle
professioni sanitarie non mediche, con una previsione che risolva
definitivamente questo annoso problema mettendo a carico degli enti datori di
lavoro la tassa di iscrizione all'Ordine professionale degli infermieri”.
Questa sentenza sicuramente apre uno scenario nuovo
anche per i medici dipendenti del Servizio sanitario e gli altri professionisti
sanitari.
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