Il registro delle nascite del 2018 risulta essere in
calo, con oltre 18 mila nati in meno rispetto all’anno precedente, pari al -4%
(oltre 18 mila unità), come certificato dall’Istat. I nati iscritti
all’anagrafe lo scorso anno sono stati 439.747, dato che si rivela essere il
minimo storico dall’Unità d’Italia.
Il calo registrato quest’anno è solo la continuazione di quanto in atto dal 2008 e già dal 2015 il numero di nascite è
sceso sotto il mezzo milione.
Volendo collocare geograficamente il dato statistico,
il calo, anche se registrato in tutte le ripartizioni, è più accentuato al
Centro (-5,1% rispetto all'anno precedente). Le cause, nel nostro Paese, sono
principalmente dovute a fattori strutturali: si registra una sempre maggiore
riduzione delle potenziali madri e questo è dovuto sia all'uscita dall'età
riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all'epoca del baby-boom, sia
all'ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione
delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni ‘70.
Le donne straniere hanno contribuito ad incrementare
le nascite fino al 2008 ma, negli ultimi anni, anche il numero di stranieri
nati in Italia ha iniziato a ridursi (nel 2018 gli stranieri nati in Italia
sono stati 65.444, il 14,9% del totale dei nati). I motivi di questo calo sono
da riscontrare nella diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese,
nel progressivo invecchiamento della popolazione straniera e nell'acquisizione
della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere. Si registra
comunque che le nascite di bambini stranieri si concentrano nelle regioni dove
la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest (21,0%) e nel
Nord-est (20,7%); l'Emilia-Romagna ha la percentuale più alta (24,3%), mentre
la Sardegna la più bassa (4,5%).
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