formativo in Chirurgia.
Il 60% considera inadeguato il concorso nazionale a selezionare
in modo meritocratico l'accesso alle scuole di specializzazione; in oltre l'85%
dei casi, un chirurgo appena specializzato non si sente in grado di praticare
un intervento senza una supervisione; più del 90% degli specializzandi ritiene
necessario far entrare gli ospedali nel sistema formativo delle scuole di
specializzazione in chirurgia generale e il 60% definisce la formazione
ospedaliera migliore rispetto a quella universitaria. In generale,
relativamente alla specializzazione in Chirurgia, i medici lamentano dei gap
esistenti in termini di controllo durante le prove tra le diverse Università, dei
test complicati e in alcuni casi poco pertinenti alla materia a cui si
associano curricula poco valorizzati e dubbie modalità di scorrimento delle graduatorie.
“Il dato inquietante, che è un allarme reale che io
avevo preannunciato circa quattro anni fa ma ahimè non sono stato molto tenuto
in considerazione, è che i giovani non scelgono più di fare il chirurgo”,
spiega Pierluigi Marini, presidente dell'Acoi, aggiungendo poi che “fra le
cause, al primo posto c'è la totale insoddisfazione nei percorsi formativi post
laurea e nei percorsi di specializzazione che dovrebbero prepararli ad entrare
nel mondo del lavoro”.
Dall’indagine emerge anche che coloro che stanno ora
frequentando il corso di specializzazione in Chirurgia, così come anche chi già
si è specializzato, non consiglierebbe ad altri medici lo stesso percorso.
Altri dati riguardano la scelta del corso: solo il 25% dei medici ha deciso di
intraprendere la specializzazione chirurgica prima di iscriversi alla facoltà
di Medicina, quasi il 60% durante il percorso universitario, mentre poco più
del 5% subito dopo la laurea: per molti è stata una seconda scelta. Sono poche
le opportunità di lavoro in corsia. “Quest'anno su 17000 neo laureati solo in
90 hanno fatto come prima scelta la chirurgia e questo vuol dire che la
chirurgia sta morendo. I meno giovani vogliono uscire dal sistema e non vanno
sereni in sala operatoria. Quindi presto avremo grandi difficoltà, anche in
regioni importanti, dovremmo importare i chirurghi. La ricetta non è impiegare
nei nostri reparti né medici militari, che sono bravissimi ma fanno un altro
lavoro, né richiamare colleghi che stanno in pensione ma fare una buona
formazione”, conclude Marini.
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