lunedì 26 marzo 2018

Oms, allarme antibiotico-resistenza

L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms o Who in inglese) ha lanciato l’allarme: causa i grandi quantitativi prescritti, spesso non necessari, e un’assunzione non corretta, gli antibiotici fanno sempre meno effetto sui sempre più resistenti batteri e virus. Si parla di antibiotico-resistenza e i dati raccolti dal nuovo sistema globale di sorveglianza antimicrobica (Glass) parlano chiaro: 500 mila casi di infezioni in soli 22 paesi, i pochi che hanno partecipato al campionamento. Marc Sprenger, direttore del Segretariato antimicrobico dell'Oms, dichiara che “il rapporto conferma la situazione grave della resistenza agli antibiotici nel mondo e la cosa più pericolosa di tutte è
che i patogeni non rispettano i confini nazionali. Questo è il motivo per il quale l'Oms sta incoraggiando tutti i paesi a mettere in campo un buon sistema di sorveglianza per rilevare la resistenza agli antibiotici e che possa fornire dati a questo sistema globale”. L’Oms fa inoltre sapere, grazie ad un video pubblicato sul proprio profilo Twitter, che “l'antibiotico-resistenza porta a infezioni incurabili che possono uccidere chiunque e ovunque e senza un'azione rapida andremo incontro a un futuro dove infezioni minori e piccole ferite potranno nuovamente uccidere".
Dal rapporto dell’Oms si legge che i batteri più comunemente riportati sono Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae, seguiti dalla Salmonella. Tra i pazienti con sospetta infezione del flusso sanguigno, la percentuale di batteri resistenti ad almeno uno degli antibiotici più comunemente utilizzati varia di molto, da zero all'82%, a seconda del Paese di riferimento. La resistenza alla penicillina varia da zero al 51% tra i paesi segnalanti. Tra l'8% e il 65% di E.coli associato a infezioni del tratto urinario presenta una resistenza alla ciprofloxacina, l’antibiotico più utilizzato in questi casi.
In Italia i dati raccolti dalla sorveglianza sull'antibiotico-resistenza dell'Istituto superiore di sanità (Ar-Iss) indicano che la resistenza agli antibiotici, per le specie batteriche sotto sorveglianza, è tra le più alte in Europa. Nel nostro Paese, la specie batterica considerata più “pericolosa” è Klebsiella pneumoniae, che causa batteriemie, infezioni urinarie e polmoniti: è resistente a quasi tutti gli antibiotici e, in particolare, ha una resistenza a carbapenemi e colistina del 34%, una delle percentuali più alte d’Europa; è la principale responsabile delle infezioni nelle strutture sanitarie e l'Oms l'ha classificata tra i batteri critici ad altissima priorità per lo sviluppo di nuovi antibiotici. In Italia si stimano circa 2000 batteriemie l’anno, maggiormente in pazienti di età compresa tra 65 e 80 anni e ricoverati in unità di terapia intensiva ma anche in reparti medici e chirurgici; come prevenzione, il rimedio più efficace rimane sempre quello di lavarsi le mani con acqua e sapone.

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