Con l’Enpam la pensione arriva a 68 anni, il metodo
di calcolo è contributivo indiretto e si è favorita una riforma progressiva a
partire dal 2013. Con l’Imps si va in pensione a meno di 67, il metodo di
calcolo è il contributivo puro, cambiato bruscamente con la legge 335/95.
Queste alcune delle differenze tra i due.
Oggi, con il numero di pensionati che inizia a
crescere rispetto a quello dei lavoratori, i contributi su cui fare affidamento
per le pensioni diminuiscono e quindi diventa utile un metodo di calcolo basato
sui contributi versati durante tutta la vita lavorativa, ovvero il metodo
contributivo.
In ambito Inps viene applicato il calcolo
contributivo puro dal 1° gennaio 1996 in questo modo: se a quella data si
avevano maturato meno di 18 anni di contributi veniva applicato subito il nuovo
metodo; se invece si avevano maturato più di 18 anni di contributi veniva
applicato a partire dal 2012. Ciò significa che chi si è pensionato prima del
2012 ha uno stipendio tutto calcolato con il sistema retributivo e chi ha preso
lavoro dal 1996 in poi ha lo stipendio tutto calcolato con il sistema
contributivo.
In termini tecnici, la pensione viene calcolata
moltiplicando i contributi versati per un coefficiente chiamato "aliquota
di rendimento": un indice che tiene conto di più fattori quali l'età di
pensionamento, l'attesa di vita, il prodotto interno lordo del paese. Quando i
medici ospedalieri erano nella Cassa Pensioni Sanitari, i contributi si
rivalutavano a rendimenti anche del 4% annuo, mentre con l'Inps erano al 2%.
Oggi l'assegno oscilla tra il 60 e il 70% dello stipendio e per questa ragione
è raccomandabile, accanto alla previdenza obbligatoria, conferire qualche
mini-fetta di stipendio al fondo pensione complementare.
Fino al 2012, l’anno della Riforma Fornero, l'assegno
di pensione Enpam era legato al sistema di calcolo retributivo e dal 2013 poi, gradualmente,
l'aliquota contributiva ha iniziato ad aumentare per garantire un monte
contributi tale da non doversi preoccupare dell'entità dell'assegno di pensione.
Oggi i tre principali fondi si comportano così: i medici di famiglia
contribuiscono al Fondo Medicina Generale con il 21% (e si crescerà di un punto
l'anno fino al 26% nel 2024), i pediatri con il 20 e veleggiano verso il 25; i
liberi professionisti danno il 17,5% dei loro introiti al Fondo Generale Quota
B e arriveranno al 19,5 nel 2021; gli specialisti ambulatoriali sono già al 29%
e nel 2023 contribuiranno al 32,65% cioè ai livelli del contribuente Inps. Le
aliquote di rendimento sono 1,25% per la quota B, 1,4% per la medicina
generale, 2,1% per gli specialisti ambulatoriali; per ogni mille euro di
contributi versati, un medico di famiglia ha 67 euro in più, un dentista 71,
uno specialista 74. L'età pensionabile è stata innalzata dai 65 anni del 2012
al 68 del 2018, oggi invece per la pensione anticipata servono 62 anni e 35 di
anzianità contributiva.
Per quanto riguarda la pensione Enpam quindi, la
riforma è partita più tardi che in Inps e la parte di pensione maturata a tutto
il 2012 è calcolata con i vecchi criteri; non è toccato quanto assegnato prima
del 2013 (contributi ordinari, aliquota modulare, riscatti della laurea,
allineamento, etc.); inoltre, per valutare la tenuta dei conti, si tiene conto
del saldo corrente che include anche i proventi del patrimonio, diluendo in
sostanza le probabilità di sacrifici per i contribuenti; infine, per i fondi
maggiori, il metodo di calcolo della pensione "contributivo
indiretto" se pure ormai considera un periodo di riferimento per il
calcolo dell'assegno pari all'intera vita lavorativa, è legato ad aliquote di
rendimento che oltre alla sostenibilità garantiscono equità intergenerazionale.
Infine, la rivalutazione è agganciata all'inflazione invece che al PIL, che può
avere anche un andamento prossimo allo zero. E i medici sotto i 50 anni la
recuperano al 100%.
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