venerdì 20 gennaio 2012

Vittima di abusi: reagire subito

Dopo essere stata vittima di abusi bisogna vincere ogni forma di paura e andare al più presto al pronto Soccorso o, per chi non se la sente, telefonare al 1522. In teoria è facile anche se in pratica...


Dopo aver subito degli abusi spesso non si è più la stessa persona. Ansie, paure, incertezze s’impadroniscono infatti delle vittime di queste vili violenze. Nonostante la difficoltà del momento è necessario non chiudersi in se stesse ma chiedere aiuto come ci spiega, in questa intervista, la d.ssa Donatella Galloni del Servizio Violenze Sessuali della Clinica Mangiagalli di Milano.

Che fare quando si è vittima di abusi?
Quando l’abuso è di natura sessuale è fondamentale andare, subito, al Pronto Soccorso o rivolgersi ad un Centro Antiviolenza.

E’ davvero molto importante denunciare l’accaduto nel giro di poche ore?
Assolutamente si. La donna ha bisogno di essere soccorsa subito. Da un punto di vista fisico e psichico. Non va sottovalutato nemmeno il pericolo di una gravidanza indesiderata. In questo caso bisogna agire immediatamente. E’ quindi importante venire da noi e prendere la pillola del giorno dopo.


Sono molte le gravidanze dovute a violenze?
No, siamo nell’ordine dell’uno per cento. Una percentuale non elevata che non va però sottovalutata.

Esiste anche il pericolo dei contagi?
Il suo riferimento, immagino, va all’Aids. Fortunatamente le statistiche sono molto confortanti.

Cioè?
In Italia, ma anche all’estero, non risulta alcun caso di contagio. Direi che questa è una leggenda da sfatare.

Sono molte le donne che si rivolgono la vostro Centro?
Lo scorso anno abbiamo registrato 333 accessi.

Tutte donne?
No. Tra le vittime di abusi esistono anche dei maschi. Nel 2009 sono stati 17. Tra loro anche casi di pedofilia.

Casi di pedofilia femminile?
Donne che mostrano attenzione sessuale verso bambini e bambine sono fortunatamente minimi.

Le donne con 316 casi sono dunque la maggioranza. Chi sono i violentatori?
Nella maggior parte dei casi (173) persone conosciute e, spesso, con una relazione affettiva. In parte (108) conoscenze occasionali, come l’incontro in una discoteca o in un bar o ad una festa.

Le altre vittime?
Sono casi dove manca un racconto esplicito, come nel caso di minori o di donne che, prima della violenza, sono state drogate. Situazioni che rendono difficile sapere che cosa sia realmente successo. Non bisogna dimenticare, poi, che il trauma della violenza finisce per limitare il ricordo preciso di ciò che è accaduto.

C’è una età in cui si è più a rischio?
Non ne esiste in assoluto una anche se, tra 25 e i 34, l’incidenza, a causa di una maggior vita sociale delle donne comprese in questa fascia anagrafica, è molto alta. Va comunque segnalato un dato in crescita: quello delle ragazzine tra i 14 e i 17 anni.

Si tratta di donne italiane o di straniere?
Le donne straniere sono in aumento perché più vulnerabili, hanno le difese abbassate e capita che per necessità rispondano ad inserzioni che finiscono per essere delle vere e proprie trappole.

Le nazionalità più colpite?
Quelle dell’america latina. Tra le europee le più bersagliate sono le rumene. Poco le nordafricane mentre non si registrano casi, diversamente dal passato, di donne albanesi.

Subire una violenza sessuale può cambiare la vita perché si perde fiducia in se stesse e si ha paura del prossimo. Questo trauma può essere superato?
Certo. Occorre però fare un percorso terapeutico e affidarsi a degli specialisti. Non bisogna dimenticare che un abuso non è solo una ferita del corpo ma anche dell’anima.

Qualche consiglio per evitare di cadere vittima di violenze?
Non mettersi nelle situazioni di rischio. Una camicetta scollata, una minigonna o una passeggiata solitaria di notte, in città pericolose come lo sono spesso quelle metropolitane, può essere davvero esporre la donna ad aggressioni di ogni tipo. Deve essere chiaro, però, che ciò non giustifica, mai, nessuna forma di abuso. Dobbiamo abbattere quelli stereotipi, purtroppo duri a morire, di chi pensa che sono certi atteggiamenti delle donne a generare le violenze.

Oltre alle violenze sessuali esistono anche altri abusi?
Si. Ci sono anche quelle fisiche oltre alle umiliazioni psicologiche e allo stalking di cui si occupa l’SVD cioè il Soccorso Violenze Domestiche che è stato fondato 2007

Ci sono poi quelle economiche…
Che non devono essere sottovalutate. In questi casi la donna viene messa in una condizione di inferiorità e dipendenza. Riceve, dal proprio compagno, somme di denaro minime per far fronte alle proprie necessità. Una specie di paghetta settimanale che di fatto è una vera e propria umiliazione.

Ci siamo spostati ad un altro tipo di violenze. Quelle che avvengono tra le mura di casa. Come comportarsi?
Il pericolo maggiore, che ricorre con frequenza, è quello di sottovalutare ciò che sta succedendo. Si pensa ad una situazione transitoria che invece raramente si spegne. Anzi, solitamente, con il passare del tempo le violenze aumentano.

Un esempio?
Mi riferisco a tutto ciò che esce da una relazione di normalità. Dallo schiaffo alle minime violenze. Da non sottovalutare anche il controllo ossessivo e la gelosia.

Altri pericoli?
Quello delle false promesse del maltrattante. Spesso, a parole, si dice pentito per quello che è successo. Nella pratica, poi, tornerà a fare quello che ha già fatto.

Non resta che la separazione?
Spesso si. Va però detto che anche qui non mancano i rischi. Questa possibilità fa infatti esplodere la rabbia del partner che rende più violenti i suoi comportamenti per il timore di perdere l’oggetto da maltrattare. Non sono pochi, purtroppo, in situazione come queste i casi di omicidio.


E a separazione avvenuta?
Ci sono uomini che non si rassegnano, mai, alla fine di una relazione. Cercano di convincere, con insistenza, chi li ha lasciati a ritornare da loro. Non riuscendoci chiedono un ultimo incontro, per avere dei chiarimenti, che la donna non deve mai accettare. Spesso è un appuntamento con la morte.

Alle donne che subiscono violenze cosa si sente di dire?
Che bisogna reagire e che non si deve aver paura. Organizzazioni come la nostra, presenti in tutta Italia, non le lasceranno mai sole. I nostri centri offrono una assistenza completa che va dall’aspetto medico a quello psicologico fino a quello legale. Varie figure tutto con il consenso della donna. La donna ha tempo sei mesi per la denuncia. Abbiamo il dovere di segnalarlo al Tribunale ordinario. Con noi lavoro un pool di professionisti avvocati gratuito, psicologo, ginecologo e assistente sociali.

Di Paolo Ribolzi

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