tag:blogger.com,1999:blog-15797616851386198762024-03-21T20:45:26.488+01:00Vita in Coppia BlogIl blog ufficiale della rivista bimestrale Vita in CoppiaStaffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.comBlogger303125tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-59963432127357180262020-09-23T22:14:00.001+02:002020-09-23T22:25:32.524+02:00Professionisti sanitari: sanzioni per chi non ha la Pec<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZd9NgytI9SdgVkRZezThN8kPL7vUtXstxgLIAHSoMV7fPiDqQ8hJrGlHixTDoq3rM_cHuUuphykf77i5nwOmv2r8XpZvCpu_-GNJhqARoEc9hxfZu0aIivE3uPL9_QYmM1NQJD4XsDaA/s1920/3.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1271" data-original-width="1920" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZd9NgytI9SdgVkRZezThN8kPL7vUtXstxgLIAHSoMV7fPiDqQ8hJrGlHixTDoq3rM_cHuUuphykf77i5nwOmv2r8XpZvCpu_-GNJhqARoEc9hxfZu0aIivE3uPL9_QYmM1NQJD4XsDaA/s320/3.jpg" width="320" /></a><span style="text-align: justify;">Il decreto semplificazioni numero 76, da poco approvato anche alla Camera
e diventato legge, prevede, da Luglio, la sospensione dall’Albo dei
professionisti per quelli che non sono provvisti di una casella di posta
elettronica certificata (Pec). <span></span></span></p><a name='more'></a>Secondo l’articolo 37, coloro che non comunicano
il proprio domicilio digitale vanno diffidati dall’Ordine di appartenenza e, in
caso di non adempimento entro 30 giorni, successiva sospensione dall’Albo fino
a che non venga comunicato un indirizzo di Pec.<p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">La Federazione nazionale sanitari pensionati e vedove (Federspev) in una
lettera indirizzata al premier Giuseppe Conte, ai Presidenti e Capigruppo di
Camera e Senato, ai Ministri di Lavoro, Interno, Giustizia, Salute, Economia e
Funzione pubblica, espone il problema relativo ai medici più anziani, poco
avvezzi all’utilizzo del computer. Michele Poerio, presidente della Federspev,
ricorda come il disagio dei medici pensionati sia già stato segnalato anche dal
presidente Fnomceo Filippo Anelli, e chiede che venga introdotta una norma
transitoria che escluda dall'obbligo gli over 75 senza partita Iva che non
esercitano più la professione ma rimangono comunque iscritti all'Ordine
professionale. Marco Perelli Ercolini, vicepresidente Federspev, spiega: “A
differenza delle imprese che hanno tempo sino al 1° ottobre per mettersi in
regola, nel caso dei professionisti il decreto semplificazioni non fissa una
data entro la quale il professionista deve effettuare la comunicazione ma gli
riconosce solo 30 giorni per adeguarsi. Ma quanti medici, giornalisti e
pubblicisti oltre i 75, 80 anni - pur non esercitando più la professione -
restano iscritti all'Ordine per senso di appartenenza, e nondimeno non hanno il
computer, oggetto misterioso per loro? Questi medici saranno costretti a
cancellarsi, anche se stiamo un po' tutti dimenticando come i medici pensionati
siano stati i primi nei mesi scorsi, sempre per senso di appartenenza, a
buttarsi in prima linea per affrontare la pandemia da coronavirus, lamentando
perdite altissime”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Relativamente agli Ordini professionali, secondo il decreto, questi sono
tenuti a comunicare alle Pubbliche amministrazioni l'elenco dei domicili
digitali dei propri iscritti ed il loro aggiornamento e ove non lo facessero
possono essere commissariati, nel caso di medici e odontoiatri dal Ministero
della Salute. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Negli ultimi anni alcuni ordini hanno messo a disposizione degli iscritti
delle caselle di posta elettronica, a pagamento o meno (ad esempio, Milano).
Anche per le imprese iscritte al registro, Società tra Professionisti incluse,
vi è l'obbligo di comunicare la Pec all'Ordine, con una sanzione pecuniaria
fino a 2.064 euro in caso di inadempienze. In generale, l'indirizzo di Posta
elettronica certificata da comunicare è quello registrato all'Anagrafe
nazionale della popolazione residente a disposizione della Pubblica
amministrazione e dei gestori dei pubblici servizi (Registro Ini-Pec).<o:p></o:p></p><p>
<br /></p>Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-34213529845516134512020-09-23T22:12:00.001+02:002020-09-23T22:12:13.802+02:00Sintomi della menopausa legati all’età del menarca e al peso corporeo<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX_Ph6UCJnCSBWPI7yFJn6jDhIJyAmhkJYGaZtrZmYQPq3yJ8_yHct346yyKLO_9aYLgqjSufUbDReDNSBMdAkMu_C_-TlxaxwRH-DGN3zktpPXJI5GBcfi8Ihu5dyBlrE1Z1Lnl3ffc0/s1280/2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; display: inline !important; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX_Ph6UCJnCSBWPI7yFJn6jDhIJyAmhkJYGaZtrZmYQPq3yJ8_yHct346yyKLO_9aYLgqjSufUbDReDNSBMdAkMu_C_-TlxaxwRH-DGN3zktpPXJI5GBcfi8Ihu5dyBlrE1Z1Lnl3ffc0/s320/2.jpeg" width="320" /></a></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Un recente studio pubblicato su <i>BJOG</i>
ha messo in evidenza come l’età delle prime mestruazione influenzi la
probabilità di incorrere, durante gli anni della menopausa, in frequenti
vampate di calore e sudorazione notturna. <span></span></p><a name='more'></a>Come spiega Hsin-Fang Chung, della
The University of Queensland in Australia, primo nome dell'articolo, le donne
con menarca precoce avrebbero maggiori probabilità di presentare tali sintomi e
in aggiunta il rischio di presentare entrambi i sintomi sarebbe maggiore
rispetto alle sole vampate di calore o alle sudorazioni notturne da sole.<o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Per raggiungere tali conclusioni, i ricercatori hanno analizzato i dati dell'Approach
to reproductive health and Chronic disease Events (InterLACE) relativi a 18.555
donne di mezza età provenienti da Regno Unito, Stati Uniti e Australia. Le analisi
hanno rivelato in particolare che se l’età della prime mestruazioni era di 11
anni o meno, le donne avevano il 50% di rischio in più di incorrere in vampate
e sudorazioni rispetto alle donne che avevano avuto il menarca ai 14 anni di
età o anche oltre. Altro fattore scatenante rivelato dall’analisi dei dati
sembrerebbe essere il peso della donna inteso come indice di massa corporea:
nelle donne con menarca precoce e sovrappeso oppure obesità durante il periodo
della mezza età, si è riscontrato un rischio due volte più grande di presentare
i sintomi in menopausa rispetto alle donne che avevano avuto il menarca dai 14
anni in poi e che erano normopeso in mezza età.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Gita Mishra, altra autrice dello studio, conclude spiegando che “questi risultati
incoraggiano le donne con mestruazioni precoci a partecipare a programmi di
promozione della salute, in particolare per la gestione del peso in età adulta”.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><o:p> </o:p></p><p>
<span style="font-size: 10pt; text-align: justify;">BJOG
2020. Doi: 10.1111/1471-0528.16393</span> <br /><br /></p>Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-61680977929124896022020-09-23T22:09:00.002+02:002020-09-23T22:28:32.767+02:00Studio italiano sul Coronavirus: possibile trasmissione verticale<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU0UD3zlNeAMwRlHZoyNDlkZnxHqFGK-qokqoZTUZcUag3qHhoZjw7vQGaomyJzBajODz-TIj1E4tVtyOGsU5fp4RfRLpzAgfmb9KKlhHknLwN0GFC_IY7NgXn-ERvIeFtYjC3jYCGm50/s461/2.jpg" style="clear: left; display: inline; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="307" data-original-width="461" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjU0UD3zlNeAMwRlHZoyNDlkZnxHqFGK-qokqoZTUZcUag3qHhoZjw7vQGaomyJzBajODz-TIj1E4tVtyOGsU5fp4RfRLpzAgfmb9KKlhHknLwN0GFC_IY7NgXn-ERvIeFtYjC3jYCGm50/s320/2.jpg" width="320" /></a></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Da una ricerca italiana si evince la possibilità di trasmissione
verticale da madre a bambino del Sars-CoV-2. Lo studio, ancora in fase di
pubblicazione, è stato svolto da un gruppo di ricercatori dell’università di
Milano che hanno analizzato dei campioni prelevati da 31 donne che, tra marzo e
aprile 2020, hanno partorito in tre diversi ospedali dell’area di Milano.<span></span></p><a name='more'></a><o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Nel dettaglio, sono stati trovati anticorpi nel sangue cordonale di 9
donne, di cui una ne aveva traccia anche nel latte, mentre il virus era presente
nella mucosa della vagina in un caso, nel latte in un altro e nella placenta e
nel sangue del cordone ombelicale in altri due casi. Relativamente ai neonati
invece, solamente due sono risultati positivi al virus, uno dei quali aveva
probabilmente sviluppato gli anticorpi nell'utero, ma senza problemi di salute.
Claudio Fenizia, a capo del gruppo di ricercatori, ha spiegato al Washington
Post che tali risultati sono preliminari e non possono certamente portare a
conclusioni per quanto riguarda la cura delle donne in gravidanza con Covid-19,
donne che potrebbero essere a rischio maggiore di malattia grave secondo il <i>Centers for Disease Control and Prevention</i>,
e la prevenzione rimane quindi l’approccio migliore. <o:p></o:p></p><p>
<span face=""Calibri",sans-serif" style="font-size: 11pt; line-height: 107%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Questa ricerca italiana è comunque un piccolo studio
che non può chiarire neanche l’impatto del virus sulle prime fasi della
gravidanza ma, secondo Fenizia, è da considerare come un "campanello"
sul fatto che questo tipo di trasmissione è possibile e per tale motivo sono
necessari ulteriori studi. A tal proposito, al <i>Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human
Development</i>, la direttrice Diana W. Bianchi sta finanziando la revisione dei
registri di nascita: è sua opinione che i risultati dello studio italiano siano
inconcludenti in quanto, anche in presenza di neonati positivi, risulta
difficile dire se siano stati infettati dai fluidi corporei durante il parto;
per questo i dati marzo-dicembre 2020 saranno confrontati con quelli dello
stesso periodo del 2019, al fine di capire capire l'impatto del coronavirus
sulle donne incinte e sui neonati</span> </p><br /><p></p>Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-86728831077710766542020-06-08T16:24:00.003+02:002020-06-08T16:24:53.948+02:00App per il ciclo mestruale: i lati negativi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLcnSNDS0G6lKyBXg10GVowwsRgVfAXkrKc5KSuVNlDZxLaJ8i1w7-NEdqUC7wqHdpkSy9J8R1sPkfu4EFp-ctSYzDHBmgsTHUHP80K9Jpry2O3iXZpFXe6kZuZSr38For_MQUJROLodk/s1600/4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLcnSNDS0G6lKyBXg10GVowwsRgVfAXkrKc5KSuVNlDZxLaJ8i1w7-NEdqUC7wqHdpkSy9J8R1sPkfu4EFp-ctSYzDHBmgsTHUHP80K9Jpry2O3iXZpFXe6kZuZSr38For_MQUJROLodk/s320/4.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
In una generazione cresciuta con la tecnologia, per
le adolescenti di oggi le app per monitorare il proprio ciclo mestruale
risultano particolarmente attraenti ed effettivamente rappresentano un
possibile aiuto per le ragazze ma possono anche porre un problema per privacy,
condivisione dei dati ed educazione sessuale. </div>
<a name='more'></a>Questo è quello che viene
evidenziato all’interno di un editoriale pubblicato su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Pediatrics</i> ad opera di Leah Fowler, della University of Houston Law
Center in Texas, e colleghi.<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Queste app, utilizzate per tracciare le date del
ciclo mestruale, contengono, come di norma, politiche sulla privacy e accordi
sui termini di servizio che però non vengono letti dalla maggior parte degli
utenti, traducendosi così nella mancanza di informazioni riguardo l'uso dei
dati o alla dichiarazione di non responsabilità sull'accuratezza delle
previsioni di fertilità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Gli stessi autori, in uno studio pubblicato a
febbraio su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Health Promotion Practice</i>,
hanno affermato che per leggere le politiche sulla privacy e gli accordi sui
termini di servizio di 15 popolari app per il monitoraggio del ciclo mestruale
è richiesto un livello di istruzione universitario. In aggiunta, alcune di
queste app consentono di condividere i dati con altre persone, il che potrebbe
portare a un'esperienza sociale positiva creando un mutuo supporto, ma anche ad
aspetti negativi, generando pettegolezzi e bullismo sul ciclo mancato e su una
possibile gravidanza. È stata poi scoperta l’esistenza di siti web che
suggeriscono ai genitori di utilizzare la funzione di condivisione all'insaputa
delle figlie, il che, anche se viene indicato di essere incoraggianti e non
critici, potrebbe essere considerato invadente dalle giovani ragazze.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Uno dei più grandi problemi rappresenta la funzione
legata al calcolo del periodo fertile: le adolescenti potrebbero utilizzare
queste app come un sostituto del controllo delle nascite e utilizzate per la
previsione dei giorni fertili e non fertili, ma i contenuti delle app stesse
potrebbero non essere precisi e potrebbero non avere capacità di previsione. È
importante, secondo l’autrice, che i professionisti ne siano a conoscenza e che
“parlare di queste app e dei loro limiti potrebbe far parte di una più ampia
conversazione sulla salute sessuale e riproduttiva”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Pediatrics. 2020 Apr 14. <a href="https://doi.org/10.1542/peds.2019-2954">https://doi.org/10.1542/peds.2019-2954</a>
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Health
Promot Pract. 2020 Feb 9 </span><a href="https://doi.org/10.1177/1524839919899924"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">https://doi.org/10.1177/1524839919899924</span></a><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"> <o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-32632839613312548372020-06-08T16:23:00.001+02:002020-06-08T16:23:20.524+02:00Allattamento e COVID-19, le linee guida<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0MmpbyUDhjspbZn7TyAj1VnbAe4-9ToRTz7R6FWD9lQYLwES32nmNSljQtMX1-Eay1BiputPL-NKEmsbjdEeqQ5DuxCs4e_3I3sD4EHTqyLYindvjPxqhNTvR7dt5jfXwIPoF-Kf-VLk/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0MmpbyUDhjspbZn7TyAj1VnbAe4-9ToRTz7R6FWD9lQYLwES32nmNSljQtMX1-Eay1BiputPL-NKEmsbjdEeqQ5DuxCs4e_3I3sD4EHTqyLYindvjPxqhNTvR7dt5jfXwIPoF-Kf-VLk/s320/3.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Una madre con COVID-19 e il suo bambino appena nato
non dovrebbero essere separati in quanto l’allontanamento potrebbe non
prevenire l’infezione nel neonato, ma solo ritardarla al periodo post
dimissione dall’ospedale. </div>
<a name='more'></a>Questo quanto affermato da Alison Stuebe, della
University of North Carolina Gillings School of Global Health negli Stati Uniti,
in un articolo pubblicato su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Breastfeeding
Medicine</i>.<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Secondo l’autrice, oltre che interrompere
l’allattamento, la separazione potrebbe peggiorare il decorso della malattia
sia nella madre che nel bambino in caso di infezione da SARS-CoV-2. È da
considerare inoltre che “soprattutto nel contesto del distanziamento sociale e
delle restrizioni di viaggio, poche famiglie hanno le risorse per isolare il
bambino a casa ed è altamente plausibile che altri membri della famiglia
possano essere infettati” e, in aggiunta, separare madre e figlio implicherebbe
l'utilizzo del doppio delle risorse, inclusi il personale e i set di
dispositivi di protezione individuale, che andrebbero a pesare sul sistema
sanitario.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, come
ricorda anche Stuebe all’interno del suo articolo, i bambini dovrebbero essere
allattati e stare nella stessa stanza delle madri, che dovrebbe indossare la
mascherina, lavare spesso le mani e disinfettare le superfici. Il Centers for
Disease Control and Prevention, che inizialmente aveva suggerito la temporanea
separazione, ha poi sottolineato come sia importante che tra madre e figlio ci
sia un contatto pelle a pelle, e che la separazione dovrebbe essere una
decisione condivisa e da prendere caso per caso. Come spiegato da Judette
Louis, della University of South Florida, inizialmente la separazione
madre-figlio è stato l’approccio predefinito adottato in tutti gli Stati Uniti,
però dopo essere stato respinto da diverse donne, i centri hanno iniziato
processi decisionali condivisi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel nostro Paese, Riccardo Davanzo, dell'IRCCS di
Burlo Garofolo a Trieste, che ha contribuito a scrivere le linee guida
sull'allattamento al seno e Covid-19 della Società Italiana di Neonatologia, ha
affermato che “per fortuna, la maggior parte dei bambini delle madri con COVID-19
sono in buona salute, anche nel caso in cui diventino positivi al SARS-CoV-2
pochi giorni dopo il parto. Raramente i neonati vengono ricoverati in ospedale
dopo essere stati infettati a casa da genitori, parenti, fratelli, amici”.
Davanzo inoltre specifica che l'idrossiclorochina è sicura durante
l'allattamento, mentre non sono disponibili dati di sicurezza sul remdesivir,
farmaci che andrebbero evitati se la donna è in buona salute a causa dei
possibili effetti collaterali.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">Breastfeed
Med. 2020 Apr 7<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://doi.org/10.1089/bfm.2020.29153.ams"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">https://doi.org/10.1089/bfm.2020.29153.ams</span></a><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"> <o:p></o:p></span></div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-12754641089863190382020-06-08T16:21:00.004+02:002020-06-08T16:21:43.418+02:00Ftalati: possibile rischio per nascite pretermine<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKJJKF4jJjvTUHA3ObTGtWKbzzHh3Xtu4cP6kOJa730cEvz1JZPneymY4G2Fp7kHCdyIZ9fP_oRoeFv391g3w08H8DObthRW4Pa3VL8lf61KAId-EfQyxculQlvpUuVdjUUskcozzwTM/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="307" data-original-width="461" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqKJJKF4jJjvTUHA3ObTGtWKbzzHh3Xtu4cP6kOJa730cEvz1JZPneymY4G2Fp7kHCdyIZ9fP_oRoeFv391g3w08H8DObthRW4Pa3VL8lf61KAId-EfQyxculQlvpUuVdjUUskcozzwTM/s320/2.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Uno studio recentemente pubblicato su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Jama Network Open</i> afferma che
l’esposizione ad alcuni plastificanti da parte delle donne nel periodo che
precede il concepimento, potrebbe rappresentare un fattore di rischio per esiti
di gravidanza avversi. </div>
<a name='more'></a>Lo studio è stato eseguito in una coorte di coppie sottoposte
a trattamento per la fertilità e, tramite l’analisi delle concentrazioni
urinarie dei loro metaboliti, è risultato che l’esposizione materna prima del
concepimento ad alcuni ftalati, o a loro sostituti, è stata associata a nascite
pretermine.<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel dettaglio, i ricercatori hanno condotto lo studio
in un centro per la fertilità di Boston e hanno incluso una coorte prospettica
di coppie subfertili, comprendenti 419 madri, 229 padri e le relative 420
nascite singole. In totale, 34 bambini, ovvero l’8%, sono nati prima del completamento
di 37 settimane di gestazione. In un modello aggiustato, le concentrazioni
urinarie della madre prima del concepimento della somma molare di 4 metaboliti
di-2-etilesilftalato (ÓDEHP) e di un metabolita del di-isononil
cicloesano-1,2-dicarbossilato (DINCH, un sostituto degli ftalati), e cioè il
MHiNCH, sono state associate a rischio aumentato di nascite pretermine; dopo
ulteriore aggiustamento per ÓDEHP o per MHiNCH, solo l'associazione tra ÓDEHP e
nascita pretermine è rimasta robusta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Yu Zhang, della Harvard T.H. Chan School of Public
Health di Boston, e i colleghi autori dello studio, affermano che “anche se studi
futuri dovrebbero convalidare queste associazioni, è opportuno informare le
coppie che pianificano un concepimento in merito alle misure per ridurre
l'esposizione agli ftalati”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Già in precedenza, ulteriori ricerche hanno
evidenziato che gli ftalati, una famiglia di sostanze chimiche molto utilizzate
in numerosi prodotti di consumo, sono tossici per la riproduzione e lo sviluppo
degli animali e che hanno un possibile simile effetto nell'essere umano. La regolamentazione
ha portato all'utilizzo di plastificanti sostitutivi, come il DINCH, i cui
metaboliti sono biologicamente attivi ma poco studiati. I ricercatori
concludono affermando che “i risultati dello studio possono avere importanti
implicazioni cliniche e di salute pubblica, data l'ubiquità dell'esposizione a
DEHP, l'importanza dell'outcome e il fatto che le strategie di prevenzione
raramente si concentrano sull'assistenza al periodo pre-concepimento”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">JAMA
Netw Open. 2020. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.2159.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2764071"><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;">https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2764071</span></a><span lang="EN-GB" style="mso-ansi-language: EN-GB;"> <o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-42916890956960324092020-06-08T16:19:00.001+02:002020-06-08T16:20:11.631+02:00Fibromi uterini: ritirato dal mercato l’ulipristal acetato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUqxZqyLc4o-tkyNW9W8dztHcIsbfpn7ZkUCtgRCI0Rg8fwy0a4Wjq2lPCIqZRrWsI0mX8MU1mMCSfkqOrU6XLfPdYAJjdGgFZGGwgIkMTruDR0x9Hv_xrQjmbXk5VU7gA6j0BI4txu_M/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="1060" data-original-width="1600" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUqxZqyLc4o-tkyNW9W8dztHcIsbfpn7ZkUCtgRCI0Rg8fwy0a4Wjq2lPCIqZRrWsI0mX8MU1mMCSfkqOrU6XLfPdYAJjdGgFZGGwgIkMTruDR0x9Hv_xrQjmbXk5VU7gA6j0BI4txu_M/s320/1.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Lo comunica l’azienda Gedeon Richter PLC in una nota
informativa concordata con l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l'Agenzia
Italiana Del Farmaco (AIFA): l’ulipristal acetato (nome commerciale Esmya) 5 mg
utilizzato per il trattamento dei fibromi uterini</span><br />
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
è momentaneamente ritirato
dal mercato per revisione del rapporto rischio/beneficio, in particolare dovuto
al rischio epatico del farmaco, di nuovo messo in luce per il caso di una paziente
trattata con Esmya 5 mg con una grave danno epatico che ha richiesto il
trapianto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il farmaco, approvato dall’UE, è indicato nelle donne
adulte in età riproduttiva per un ciclo di trattamento pre-operatorio di
sintomi da moderati a gravi di fibromi uterini o nel trattamento intermittente
dei sintomi in caso di pazienti non eleggibili all'intervento chirurgico. Già
in precedenza, nel 2018, era stata eseguita una revisione del farmaco,
finalizzata dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza
(PRAC), a causa di diversi casi di grave danno epatico, tra cui 4 terminati con
trapianto. Con la revisione si raccomandava un uso limitato del farmaco e,
insieme a questo, un monitoraggio regolare della funzione epatica.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il caso più recente, avvenuto nel dicembre 2019, è
avvenuto nonostante l’aderenza alle misure di limitazione del rischio
implementate nel 2018 e a causa della sua gravità, che ha appunto implicato un
trapianto di fegato, ha visto una necessaria nuova revisione del suo rapporto
rischio/beneficio a livello europeo. Di conseguenza il farmaco a base di
ulipristal acetato 5 mg è temporaneamente ritirato dal mercato, non va iniziato
in nuove pazienti e deve essere interrotto in quelle che lo utilizzano
attualmente. Queste ultime devono essere sottoposte, entro 2-4 settimane, a un
monitoraggio epatico e “devono essere informate di riferire immediatamente
segni e sintomi di danno epatico (come nausea, vomito, dolore all'ipocondrio
destro, anoressia, astenia, ittero), che possono avvenire dopo aver interrotto
il trattamento”, come specificato nella nota informativa. Va infine specificato
che la revisione non è relativa a EllaOne, un farmaco a base di ulipristal
acetato utilizzato come metodo contraccettivo di emergenza.ù<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nota informativa AIFA<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/nota-informativa-importante-su-ulipristal-acetato">https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/nota-informativa-importante-su-ulipristal-acetato</a>
<o:p></o:p></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-2503349689473775232020-01-21T14:21:00.001+01:002020-01-21T14:22:45.320+01:00Nuovo contratto medici: 200 euro di aumento lordi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwguy-J5YifvcHdsSLowMAKHyjn9I-PCDD7jlWjl47EA9nk1-Ui72ZYy-jRAPn27bGS6wjHqNUN6zm4TX-gHtodrSeNH-SX0Y3T6t1ExbTwRPAcbW_WV-5wCYgC-bgWn6vqca8Y5ql_1E/s1600/5.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwguy-J5YifvcHdsSLowMAKHyjn9I-PCDD7jlWjl47EA9nk1-Ui72ZYy-jRAPn27bGS6wjHqNUN6zm4TX-gHtodrSeNH-SX0Y3T6t1ExbTwRPAcbW_WV-5wCYgC-bgWn6vqca8Y5ql_1E/s320/5.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Siglato in via definitiva all’Aran il contratto
2016-2018 che prevede, come novità principale, un aumento lordo ai circa 130
mila professionisti del Ssn di 125 euro al mese (per tredici mensilità) sullo
stipendio base e altri 75 euro legati alla parte accessoria del salario, e
questo già da gennaio o al massimo febbraio;</div>
<a name='more'></a> saranno quindi riconosciuti
incrementi retributivi a regime del 3,48%.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Come afferma Carlo Palermo, segretario dell'Anaao-Assomed,
questo è “un contratto di ripartenza, che finalmente chiude una fase buia lunga
10 anni che ha determinato ripercussioni negative sulle condizioni di lavoro
dei medici”. Questo contratto è poi arrivato con grande ritardo, tanto che è
già in discussione il nuovo accordo 2019-2021. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Tra le grandi novità quindi c’è la concessione di
maggiori fondi ai medici sottoposti a carico di lavoro più intenso e a rischio
burnout: il contratto prevede 30 euro in più per l’indennità di guardia
notturna, facendo così salire la notte a 100 euro lorde, e 50 euro a notte in
più invece per i medici del Pronto soccorso (portandola in questo caso fino a
120 euro ognuna); inoltre per contrastare la perdita di dipendenti del Ssn
causa Quota 100, le aziende sanitarie avranno l’obbligo di valutare la
possibilità di riconoscere l'esonero dalle “guardie” dei medici con più di 62
anni.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Altra novità fornita dal contratto firmato da Anas è
l’introduzione di un nuovo percorso professionale a fianco alla classica
carriera gestionale (con accesso tramite il concorso da primario), ovvero quella
per incarichi di “alta professionalità” che riguarderà un totale di 11mila
posizioni. Un’opportunità questa per i medici più giovani bloccati dai concorsi
e dai tagli alle strutture, che potranno così fare carriera e guadagnare di più
in base al loro curriculum, alla casistica dei casi trattati e alle abilità
tecnologiche, indipendentemente dall’anzianità di servizio.<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a></div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-50633147208467210742020-01-21T14:20:00.002+01:002020-01-21T14:20:34.272+01:00Pensioni medici Enpam e Inps: ecco come calcolarle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC_codoT1RooTq8wb0jeFmff95VxANZEjSc77N7wO-uhQK0xU47MA6W0PGBoTdm38gGSbYQLf0NmZ21lZNGM7kjwnbEP955LQNXj1cQfW6YO-yD8WLPuxDR_VhXJXMuTNQF7TmT5up4ac/s1600/4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC_codoT1RooTq8wb0jeFmff95VxANZEjSc77N7wO-uhQK0xU47MA6W0PGBoTdm38gGSbYQLf0NmZ21lZNGM7kjwnbEP955LQNXj1cQfW6YO-yD8WLPuxDR_VhXJXMuTNQF7TmT5up4ac/s320/4.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Con l’Enpam la pensione arriva a 68 anni, il metodo
di calcolo è contributivo indiretto e si è favorita una riforma progressiva a
partire dal 2013. Con l’Imps si va in pensione a meno di 67, il metodo di
calcolo è il contributivo puro, cambiato bruscamente con la legge 335/95.
Queste alcune delle differenze tra i due.</div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Oggi, con il numero di pensionati che inizia a
crescere rispetto a quello dei lavoratori, i contributi su cui fare affidamento
per le pensioni diminuiscono e quindi diventa utile un metodo di calcolo basato
sui contributi versati durante tutta la vita lavorativa, ovvero il metodo
contributivo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
In ambito Inps viene applicato il calcolo
contributivo puro dal 1° gennaio 1996 in questo modo: se a quella data si
avevano maturato meno di 18 anni di contributi veniva applicato subito il nuovo
metodo; se invece si avevano maturato più di 18 anni di contributi veniva
applicato a partire dal 2012. Ciò significa che chi si è pensionato prima del
2012 ha uno stipendio tutto calcolato con il sistema retributivo e chi ha preso
lavoro dal 1996 in poi ha lo stipendio tutto calcolato con il sistema
contributivo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
In termini tecnici, la pensione viene calcolata
moltiplicando i contributi versati per un coefficiente chiamato "aliquota
di rendimento": un indice che tiene conto di più fattori quali l'età di
pensionamento, l'attesa di vita, il prodotto interno lordo del paese. Quando i
medici ospedalieri erano nella Cassa Pensioni Sanitari, i contributi si
rivalutavano a rendimenti anche del 4% annuo, mentre con l'Inps erano al 2%.
Oggi l'assegno oscilla tra il 60 e il 70% dello stipendio e per questa ragione
è raccomandabile, accanto alla previdenza obbligatoria, conferire qualche
mini-fetta di stipendio al fondo pensione complementare.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Fino al 2012, l’anno della Riforma Fornero, l'assegno
di pensione Enpam era legato al sistema di calcolo retributivo e dal 2013 poi, gradualmente,
l'aliquota contributiva ha iniziato ad aumentare per garantire un monte
contributi tale da non doversi preoccupare dell'entità dell'assegno di pensione.
Oggi i tre principali fondi si comportano così: i medici di famiglia
contribuiscono al Fondo Medicina Generale con il 21% (e si crescerà di un punto
l'anno fino al 26% nel 2024), i pediatri con il 20 e veleggiano verso il 25; i
liberi professionisti danno il 17,5% dei loro introiti al Fondo Generale Quota
B e arriveranno al 19,5 nel 2021; gli specialisti ambulatoriali sono già al 29%
e nel 2023 contribuiranno al 32,65% cioè ai livelli del contribuente Inps. Le
aliquote di rendimento sono 1,25% per la quota B, 1,4% per la medicina
generale, 2,1% per gli specialisti ambulatoriali; per ogni mille euro di
contributi versati, un medico di famiglia ha 67 euro in più, un dentista 71,
uno specialista 74. L'età pensionabile è stata innalzata dai 65 anni del 2012
al 68 del 2018, oggi invece per la pensione anticipata servono 62 anni e 35 di
anzianità contributiva.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Per quanto riguarda la pensione Enpam quindi, la
riforma è partita più tardi che in Inps e la parte di pensione maturata a tutto
il 2012 è calcolata con i vecchi criteri; non è toccato quanto assegnato prima
del 2013 (contributi ordinari, aliquota modulare, riscatti della laurea,
allineamento, etc.); inoltre, per valutare la tenuta dei conti, si tiene conto
del saldo corrente che include anche i proventi del patrimonio, diluendo in
sostanza le probabilità di sacrifici per i contribuenti; infine, per i fondi
maggiori, il metodo di calcolo della pensione "contributivo
indiretto" se pure ormai considera un periodo di riferimento per il
calcolo dell'assegno pari all'intera vita lavorativa, è legato ad aliquote di
rendimento che oltre alla sostenibilità garantiscono equità intergenerazionale.
Infine, la rivalutazione è agganciata all'inflazione invece che al PIL, che può
avere anche un andamento prossimo allo zero. E i medici sotto i 50 anni la
recuperano al 100%.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-17068445465628430732020-01-21T14:19:00.002+01:002020-01-21T14:19:40.683+01:00I comportamenti errati e corretti delle donne in gravidanza e delle neomamme secondo i dati Iss<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWOp5ZwM8dzyYmnyUQqnqL1b4SRW3_-F-9q3qO-rypH2g3beLliYTy5L-A1MuQNYyovozaSCPVbtFfCVwhtp6MeVyqwaaocTGMoTXXKyh9Qt2JHbakYAoAD70Sqs1MBFDQ7WNa9vzM8DA/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1138" data-original-width="1600" height="227" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWOp5ZwM8dzyYmnyUQqnqL1b4SRW3_-F-9q3qO-rypH2g3beLliYTy5L-A1MuQNYyovozaSCPVbtFfCVwhtp6MeVyqwaaocTGMoTXXKyh9Qt2JHbakYAoAD70Sqs1MBFDQ7WNa9vzM8DA/s320/3.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Lo studio del Sistema Di Sorveglianza Sui
Determinanti Di Salute Nella Prima Infanzia, coordinato dall'Istituto superiore
sanità (Iss) e promosso e finanziato dal Ministero della Salute, ha visto la
partecipazione di 11 regioni italiane e ha coinvolto circa 30.000 mamme
intercettate nei centri vaccinali tra dicembre 2018 ed aprile 2019.</div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Le domande che venivano poste riguardavano i primi
1000 giorni di vita dei bambini, dal concepimento ai 2 anni, e i risultati sono
stati positivi relativamente ai comportamenti corretti: il 93,8% delle mamme
non ha fumato durante la gravidanza, la maggioranza (64%) mette a dormire il
proprio bambino a pancia in su nel rispetto di quanto raccomandato per
prevenire la morte improvvisa in culla, e l'80,5% intende vaccinare i propri
figli sia attraverso le vaccinazioni obbligatorie che quelle raccomandate. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
È alto però il numero di bambini potenzialmente esposti
a fumo passivo (41,9%), mentre per quanto riguarda l’uso di alcol, il 19,7% delle
mamme ha riferito di aver assunto bevande alcoliche almeno 1-2 volte al mese in
gravidanza e 34,9% durante l'allattamento. Quasi tutte le mamme (97,3%) hanno
assunto integratori di acido folico in occasione della gravidanza, ma solo il
21,7% lo ha fatto in maniera corretta iniziandolo almeno un mese prima del
concepimento. Infine, relativamente all’allattamento, sono ancora troppo pochi quelli
allattati in maniera esclusiva per il tempo raccomandato dall'Oms: il 23,6% a
4-5 mesi di età. Inoltre un bambino su dieci risulta non essere mai stato
allattato.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il sottosegretario di Stato alla salute, Sandra
Zampa, ha commentato così i risultati dello studio: “I dati emersi confermano
l'impegno del Ministero della salute sul tema dei primi 1000 giorni di vita
delle future generazioni. Bisogna rendere le mamme consapevoli dell'importanza
di assumere acido folico prima dell'inizio della gravidanza, di vaccinare i
propri figli e di diminuire alcool e fumo in gravidanza. Devono inoltre sapere
che è fondamentale leggere regolarmente al bambino fin dai primi mesi di vita,
così come devono regolare l'esposizione dei propri figli a Tv, computer, tablet
o telefono cellulare. Su numerosi aspetti occorrerà studiare forme e linguaggi
per far comprendere alle future madri quanto questa delicatissima fase, che va
dal concepimento al compimento dei due anni, possa determinare in larga parte
gli anni della maggiore età e della maturità. D'intesa con il ministro Speranza
intendo impegnarmi nell'ambito delle mie funzioni su questo versante per cui ho
già avviato un Piano di lavoro che mi porterà ad incontrare i dirigenti e i
medici degli ospedali pediatrici italiani. Le bambine ed i bambini hanno
bisogno di un'attenzione speciale”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
I dati raccolti dallo studio hanno infatti fornito
risultati anche su lettura, sicurezza e tecnologia. Durante la settimana
precedente l’intervista, non è mai stato letto un libro al 44,7% dei bambini tra
6-12 mesi e al 34,7% nella fascia oltre i 12 mesi; invece i bambini a cui sono
stati letti regolarmente libri tutti i giorni della settimana sono il 15,5% tra
i più piccoli e il 21,6% sopra i 12 mesi. Per quanto riguarda la sicurezza in
auto invece, circa il 15% delle mamme di bambini con meno di 6 mesi riferisce
di avere difficoltà nel farli stare seduti e allacciati al seggiolino, quota
che sale al 34,2% sopra l'anno di età. Infine il 34,3% dei piccoli sotto ai 6
mesi passa già del tempo davanti ad uno schermo e sono ben il 76,4% quelli
oltre l'anno di età.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Angela Spinelli, direttrice del Centro Nazionale
Prevenzione Delle Malattie E Promozione Della Salute dell'Iss, dichiara: “Nel
periodo compreso tra il concepimento e il compimento del secondo anno di vita
si pongono le basi per lo sviluppo psico-fisico del bambino. La nuova
Sorveglianza raccoglie importanti informazioni su alcuni determinanti di salute
dei bambini, mostrando ampia variabilità nei comportamenti e ampio margine di
azione e di miglioramento. I risultati, se evidenziano che ormai molti genitori
hanno compreso l'importanza di mettere a dormire i neonati a pancia in su ed è
diminuita la percentuale di mamme che non allattano, mettono anche in risalto
che ancora solo una mamma su 4 allatta il proprio bambino in maniera esclusiva
a 4-5 mesi di vita e ancora molte non assumono l'acido folico prima dell'inizio
della gravidanza”.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-92000810041490622392020-01-21T14:18:00.002+01:002020-01-21T14:18:37.127+01:00Raccomandazione europea sulle creme vaginali a base di estradiolo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEPOe4MlOrHF6guYaXRtAUtMWdl3Btj_97PihAA2gp5y40jmq1HDdykQgeuKIPWb7BrP1jiLhqnwcMGaiZv8bA4ggNL0b8ZQTrwsAmlHdiHw-VbR6rs2uDv3Y-ZgorvSh6ClIowbexMY4/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEPOe4MlOrHF6guYaXRtAUtMWdl3Btj_97PihAA2gp5y40jmq1HDdykQgeuKIPWb7BrP1jiLhqnwcMGaiZv8bA4ggNL0b8ZQTrwsAmlHdiHw-VbR6rs2uDv3Y-ZgorvSh6ClIowbexMY4/s320/2.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Attraverso uno statement dello scorso 4 ottobre, il
PRAC, Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell'Agenzia
Europea del Farmaco (EMA), raccomanda di limitare l’utilizzo di creme ad alto
dosaggio di estradiolo (100 microgrammi/g [0,01%]) a un singolo periodo di
trattamento di massimo 4 settimane. </div>
<a name='more'></a>Con questa raccomandazione, il PRAC vuole
ridurre il rischio di effetti indesiderati, quali ictus, coaguli di sangue e
alcuni tipi di cancro, dovuti all’assorbimento dell’estradiolo a livello
sistemico quando applicato all’interno della vagina nel trattamento dei sintomi
dell’atrofia vaginale nelle donne in menopausa.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Questo statement ha però rimarcato la differenza
nell’approccio alla regolamentazione dell’uso dei medicinali da parte di Europa
da un lato e di Stati Uniti dall’altro. La North American Menopause Society
(NAMS) ha infatti affermato, in uno statement di risposta dell’11 ottobre, che
quanto raccomandato da PRAC non è evidence-based; l’EMA di tutta risposta ha
specificato che le prove prese in considerazione per i prodotti ad alto
dosaggio sono descritte in un assessment report del 2014, affermando che “la concentrazione
di estradiolo nel sangue dopo la somministrazione è risultata al di sopra del
normale intervallo di menopausa con questi prodotti topici ad alto dosaggio”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il direttore medico di NAMS, Stephanie Faubion,
spiega inoltre che i sintomi della sindrome genito-urinaria della menopausa
(GSM) non si risolvono con una terapia breve. La Società inoltre, già da
diversi anni, lavora insieme alla Food and Drug Administration (FDA) per
rimuovere, negli Stati Uniti, l’avvertimento presente sulle etichette delle
terapie locali vaginali con estrogeni, relativamente agli effetti collaterali.
Questo perché, tra le altre cose, non esistono studi randomizzati o prove
osservazionali coerenti che collegano gli estrogeni vaginali a basso dosaggio a
cancro, malattie cardiovascolari, demenza o altre condizioni. Nonostante EMA specifica
che la raccomandazione si applica solo a prodotti ad alto dosaggio, la NAMS non
riconosce la differenza tra basso e alto dosaggio per le creme vaginali, dal
momento che dipende dalla quantità utilizzata.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Lo statement del PRAC o l'etichettatura del prodotto
sulle creme vaginali a base di estrogeni, potrebbero così creare confusione tra
i medici e portare inavvertitamente a un numero inferiore di donne che ricevono
questo farmaco per la GSM. Il Comitato ha quindi raccomandato che il dosaggio
sia indicato sulla confezione esterna come 100 microgrammi/g per rendere facile
il confronto con prodotti alternativi.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-69767708561303111192020-01-21T14:16:00.003+01:002020-01-21T14:16:30.510+01:00Viaggi all’estero e vaccini: in gravidanza non tutti sono sicuri<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimV0ukS4Fwg1v5aFk5ESNCmDnPeShKJouV4x2f379aXh37Y38pkb8jcuGgMoXMlTcg5G1yxOvnOoL8TzmaMDYjmQHsDk-iHPRBwUKZakgKzKBz77ZhUYrgKohKRy4zmTIdAk1IhhA0e-U/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimV0ukS4Fwg1v5aFk5ESNCmDnPeShKJouV4x2f379aXh37Y38pkb8jcuGgMoXMlTcg5G1yxOvnOoL8TzmaMDYjmQHsDk-iHPRBwUKZakgKzKBz77ZhUYrgKohKRy4zmTIdAk1IhhA0e-U/s320/1.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Uno studio pubblicato sul <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Journal of Travel Medicine</i> afferma che, sebbene in alcuni casi i
dati non siano abbastanza numerosi, molti dei vaccini utili per le donne in
gravidanza che devono fare un viaggio, non costituiscono un rischio per la loro
sicurezza.</div>
<a name='more'></a> Come afferma Roni Nasser, del Rambam Health Care Campus di Haifa, in
Israele, primo autore dello studio, “ci sono prove sufficienti per sostenere
che il vaccino per l'influenza e quello per tetano, difterite e pertosse non
siano associati a problemi di sicurezza nelle donne incinte, e pensiamo che
probabilmente altri vaccini, come quello vivo attenuato per la febbre gialla,
quello antimeningococcico, quello contro l'epatite A e quello contro l'epatite
B, e quello contro la rabbia, non presentino rischi particolari, anche se le
prove a riguardo sono di qualità inferiore. Vi sono poi altri vaccini, tra cui
quelli contro morbillo, parotite, rosolia, tifo, poliomielite, encefalite
giapponese ed encefalite da zecche, per i quali non sono disponibili dati di
sicurezza in gravidanza”.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
I Centers for Disease Control and Prevention
statunitensi in generale raccomandano per le donne incinte i vaccini per
influenza, tetano, difterite e pertosse, mentre per quando riguarda tutti gli
altri vaccini consigliano di valutare il rapporto tra potenziali benefici e
danni e decidere in base alle reali necessità di viaggiare.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
I ricercatori proseguono spiegando che “sebbene la
nostra analisi non indichi in generale la presenza di danni associati ai
vaccini, dato che la maggior parte dei viaggi può essere annullata o ritardata,
bisogna tenere conto della situazione nel luogo dove ci si reca”; difatti
sarebbe meglio evitare viaggi in luoghi dove sono in corso epidemie di febbre
gialla, ma rimandare il viaggio evitando quindi il vaccino. Se invece
l’esposizione all’infezione è inevitabile ed è stata prolungata è il caso di
sottoporsi al vaccino.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Durante i periodi di emergenza di salute pubblica,
quando l'esposizione a malattie con conseguenze importanti per le donne in
gravidanza e i loro bambini è inevitabile, bisognerebbe utilizzare i vaccini
anche se la loro sicurezza in questa particolare popolazione non è stata ancora
ben chiarita”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.0pt; line-height: 107%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">https://doi.org/10.1093/jtm/taz074</span></div>
Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-9657073831436299292019-10-03T11:47:00.001+02:002020-01-21T14:17:15.003+01:00Quando il medico collaboratore diventa subordinato, il caso della Cassazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4GYclMtS3tbGO7zKJr3Ofye8WORFjD0OOW8TLQeAntUsr2PnqV_BwkEn6BeQnKjrmJKqGZI9C-K0Qx9nzLaIzsGY1RC3yrt0zydsA_XKzvLKz6qfOyq-evorgHQ4-EVQ04R-kMExE6E0/s1600/7.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="275" data-original-width="474" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4GYclMtS3tbGO7zKJr3Ofye8WORFjD0OOW8TLQeAntUsr2PnqV_BwkEn6BeQnKjrmJKqGZI9C-K0Qx9nzLaIzsGY1RC3yrt0zydsA_XKzvLKz6qfOyq-evorgHQ4-EVQ04R-kMExE6E0/s320/7.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Confermando la decisione del giudice di primo grado,
la Corte d’appello di Roma ha riconosciuto come subordinato il rapporto di
lavoro di una dottoressa che svolgeva attività di medico ospedaliero con
contratti di collaborazione autonoma. </span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Queste le motivazioni a sostegno della
decisione:<br />
<div>
<ol>
<li><span style="text-indent: -24px;">Il turno di lavoro nel quale era inserito il medico era il medesimo dei medici con contratto di lavoro subordinato;</span></li>
<li><span style="text-indent: -24px;">Tale<span style="text-indent: -18pt;"> turno era organizzato dal primario sulla base della disponibilità di massima dei medici non strutturati;</span></span></li>
<li><span style="text-indent: -24px;"><span style="text-indent: -18pt;">Come gli altri, il medico era momentaneamente trasferito in reparti diversi dalla Medici Interna, sua specializzazione, in caso di sostituzioni improvvise;</span></span></li>
<li><span style="text-indent: -24px;"><span style="text-indent: -18pt;">Le prestazione erano le stesse degli altri medici ma questi ultimi avevano l’obbligo di pronta reperibilità;</span></span></li>
<li><span style="text-indent: -24px;"><span style="text-indent: -18pt;">A differenza dei subordinati che avevano il badge, il medico firmava il foglio di presenza.</span></span></li>
</ol>
</div>
</div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La Corte aveva quindi osservato che le differenze erano
essenzialmente riferibili ad aspetti formali, amministrativi o marginali, visto
che il potere conformativo della prestazione lavorativa era esercitato dal
datore di lavoro con modalità indifferenziata nei confronti di tutti i medici
della struttura.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
In merito alla questione della riqualificazione del
rapporto come singoli contratti a termine, prospettata dall’Istituto
appellante, la corte territoriale aveva osservato che seppure la legge consente
la stipulazione dei contratti a termine con i dirigenti per una durata non
superiore a cinque anni, è richiesta la stipulazione di un regolare contratto
di lavoro subordinato e l’attribuzione della qualifica di dirigente, mentre in
questo caso il contratto libero-professionale stipulato tra le parti non
rispondeva a tali requisiti formali e di contenuto.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La Sezione Lavoro della Cassazione, con l’ordinanza
(n. 23520/2019) ha confermato la sentenza, e ha ritenuto correttamente motivate
le pronunzie di merito che hanno riconosciuto la natura subordinata del
rapporto dei medici svolto in cliniche private sulla base di indici quali il
loro inserimento in turni lavorativi predisposti dalla clinica e la
sottoposizione a direttive circa lo svolgimento dell’attività, pur tenuto conto
che la sussistenza o meno della subordinazione deve essere verificata in
relazione all’intensità della etero-organizzazione della prestazione, al fine
di stabilire se l’organizzazione sia limitata al coordinamento dell’attività
del medico con quella dell’impresa, oppure ecceda le esigenze di coordinamento
per dipendere direttamente e continuativamente dall’interesse dell’impresa.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Una sentenza che riconosce che il medico
collaboratore autonomo che lavora presso un ospedale e che svolge lo stesso
servizio e gli stessi orari dei colleghi medici strutturati a tempo
indeterminato, con orari prestabiliti dai dirigenti dell'istituto, deve essere
inquadrato come un vero e proprio dipendente a tutti gli effetti, sarà di
notevole impatto sul mondo del lavoro sanitario.<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a></div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-75957198768953258572019-10-03T11:45:00.001+02:002019-10-03T11:45:47.399+02:00USA: sempre meno donne si sottopongono ad un esame pelvico<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaonvLS-mCDXgOk-2mttPs-X1Gd_WT3ROUPL3u9bToHYXr2LxJhiHJ7RqW7Ob6GF12REkNhFkqMuHadregTns1juer8NPchZxDCqWJqWAp0npTyzNUY5q5zJq4zlp5FbkQs6UlNuLUczw/s1600/6.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="268" data-original-width="403" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaonvLS-mCDXgOk-2mttPs-X1Gd_WT3ROUPL3u9bToHYXr2LxJhiHJ7RqW7Ob6GF12REkNhFkqMuHadregTns1juer8NPchZxDCqWJqWAp0npTyzNUY5q5zJq4zlp5FbkQs6UlNuLUczw/s320/6.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Un’analisi del National Survey of Family Growth ha
evidenziato, negli ultimi 30 anni, una tendenza decrescente, rispetto all’anno
precedente, nel numero di donne statunitensi che si sottopongono a esami
pelvici, in particolar modo nella fascia d’età tra i 15 e i 44 anni.</span><br />
<span style="text-align: justify;"></span><br />
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
“Nel 1988 la probabilità di aver ricevuto un esame
pelvico era maggiore tra le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni rispetto
alle donne in qualsiasi successivo periodo di indagine”, spiega Gladys
Martinez, del National Center for Health Statistics (NCHS) parte del Centers
for Disease Control and Prevention. Questo calo è probabilmente dovuto alla
messa in discussione, negli ultimi anni, del valore degli esami pelvici
eseguiti come parte di un esame fisico. Ad esempio nel 2012 l'American College
of Obstetricians and Gynecologists (ACOG) consigliava l’esecuzione di un esame
pelvico all’anno per tutte le donne dai 21 anni di età; successivamente però,
nel 2018, veniva raccomandato l’esame solo se giustificato dai sintomi oppure
dalla storia clinica della paziente.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Pubblicati in un data brief del NCHS a giugno di
quest’anno, l’analisi ha dato i seguenti risultati: nel periodo 1988-2017 la
percentuale di donne che ha eseguito esami pelvici negli ultimi 12 mesi è
diminuita del 65% per la fascia di età compresa tra i 15 e i 20 anni, del 57%
tra i 21 e i 29 anni e del 6% tra i 30 e i 44 anni. Il 1988 invece è stato
proprio l’anno che ha dato il valore in assoluto più alto di donne che ha
ricevuto un esame pelvico (65%) tra i 15 ei 44 anni. Il rapporto ha evidenziato
che la diminuzione è stata riscontrata nelle fasce di età 15-20 e 21-29, mentre
per la fascia d’età 30-44 non ha mostrato cambiamenti statisticamente
significativi nel tempo.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Per quanto riguarda le pazienti sottoposte
all’indagine, risulta che sono di pelle nera (59,5%) le donne che più di tutte
sono state sottoposte ad esame pelvico, seguite da quelle bianche (53,8%) e
infine dalle ispaniche (45,4%). Inoltre, la probabilità di sottoporsi all'esame
aumenta all'aumentare del livello di istruzione, del reddito e nel caso di
assicurazione sanitaria privata o pubblica.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Questi risultati potrebbero fornire uno standard di riferimento
per le stime della prevalenza degli esami pelvici prima delle linee guida
dell'ACOG aggiornate del 2018” conclude Martinez.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://www.cdc.gov/nchs/products/databriefs/db339.htm"><span style="font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">https://www.cdc.gov/nchs/products/databriefs/db339.htm</span></a><span style="font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-44213861273021795152019-10-03T11:42:00.000+02:002019-10-03T11:42:00.412+02:00Crediti ECM: maggiore flessibilità per chi è sotto la soglia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyy0mUo0CJWejbLTcRxKCKqP9q86ocdGUMAGK3JXdY4LDSRkpd9C5LJXOFaYs18l1OZfGRABbi0aGvV_PGC7N95Qs8lOTERWKewnQGATI1L5dQCacbIFNn99aNYvHJqzpaAInIJGkj2CI/s1600/5.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="250" data-original-width="828" height="96" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyy0mUo0CJWejbLTcRxKCKqP9q86ocdGUMAGK3JXdY4LDSRkpd9C5LJXOFaYs18l1OZfGRABbi0aGvV_PGC7N95Qs8lOTERWKewnQGATI1L5dQCacbIFNn99aNYvHJqzpaAInIJGkj2CI/s320/5.png" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Alla quinta edizione delle Giornate di
approfondimento sulla Formazione del medico, organizzate a Bari dall'Ordine dei
medici locale con Fnomceo, </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
è emerso che molti professionisti non riescono a
fare i corsi di aggiornamento (al 2016 circa il 43% dei professionisti non
avrebbe completato i 150 crediti del triennio formativo), ma ora avranno più
tempo per aderire al dossier formativo e più chance per essere valutati in modo
che oltre al numero dei crediti conti l'impegno. Dal prossimo triennio però,
secondo la legge del 2010, ci saranno sanzioni per chi non fosse in regola con
i punteggi; inoltre, come previsto dal decreto attuativo della legge sulla
sicurezza delle cure, dal 2023 si valuterà il mancato aggiornamento, quindi un numero
insufficiente di crediti, ai fini di un’eventuale condanna del medico portato
in giudizio per un danno a un paziente.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Roberto Stella, Coordinatore Nazionale Area
Formazione Fnomceo e membro della Commissione Nazionale Formazione Continua,
spiega: “molti colleghi, non solo medici, sono lontani dall'aver soddisfatto il
debito formativo. Spesso, il mancato aggiornamento non è colpa loro: è stato
difficile frequentare per molti ospedalieri le cui aziende o hanno attinto alle
ore di formazione per contingentarli in reparto ed ovviare alle carenze in
organico o non hanno fatto esse stesse sufficiente formazione. Ed è stato
difficile sobbarcarsi tutte le spese per molti liberi professionisti. La
Commissione ha fin qui consentito di utilizzare il triennio formativo 2017-19
per recuperare anche i crediti mancati nel precedente triennio 2014-16, di
ottenere 30 crediti di riduzione se nel triennio 2014-16 si era acquisito un
alto numero di crediti, di totalizzare fino al 20% dei crediti con
autoformazione, strumento fin qui purtroppo sotto-utilizzato”. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
A Bari sono state annunciate delle novità che, come
spiegato da Stella, “non consistono in sconti o sanatorie ma in opportunità
concesse da chi ha a cuore l'Ecm a chi si impegna a mettersi in regola, e in
un'attenzione supplementare nel valutare le situazioni specifiche, i trend più
recenti nella formazione dei singoli e l'adesione al dossier formativo singolo
e di gruppo”. Con l'accorpamento dei trienni “si fa in modo che chi in questo
triennio ha totalizzato molti più crediti possa "recuperare" il gap
del passato spalmando tutto il punteggio dei sei anni in un unico pacchetto
temporale 2014-2019. Quanto al dossier formativo, che al pari
dell'autoformazione è stato poco impiegato per conseguire crediti, fin qui
comporta che, se il piano formativo scelto dal singolo è coerente almeno al 70%
rispetto alle materie programmate, arriva un bonus di 30 crediti di cui 10
scontati nel triennio in corso e 20 nel successivo. Ora è stato scelto di
prorogarlo al 31 dicembre 2019. La norma iniziale affermava che andava
compilato entro la fine del secondo anno del triennio, cioè nel 2018, e che il
bonus maturato nel 2019 sarebbe valso nel prossimo triennio, invece ora, per
farlo conoscere e premiare chi dà valore a questa chance, si consente di
maturare il bonus di 20 crediti anche a chi aderisce nel 2019 cosicché se
inizia il percorso nel 2020 avrà a disposizione tutto il prossimo triennio
formativo per completare il dossier”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Inoltre da fine 2019 i provider hanno 3 mesi di tempo
per trasmettere i crediti conferiti: “solo da quella data potremo valutare
eventuali situazioni specifiche di interferenza con la frequenza Ecm (master,
corsi di formazione specifica dottorati, gravidanza) citate nel manuale del
professionista ma del cui peso solo ora molti colleghi si rendono conto al
punto da segnalarle agli ordini, o altre, come il diverso peso della ricerca
nella formazione dell'universitario”, conclude Stella.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-52984594466976578932019-10-03T11:40:00.002+02:002019-10-03T11:42:24.735+02:00Tassa di iscrizione all’ordine: è l’ente datore di lavoro a pagare<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVH70VIp8FvWe-w_GhjKFRC_IYnHciafft7_PqSo7fEODIDaH3eCtWRJpp-yo-RtT4rz1cC-hkMC0y1_5cpBeO3Y-hnpS6KVd1M-bL2q3o-GntsHvCq5RcJx9afEavXfYYG_LoYjuZXr8/s1600/4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="267" data-original-width="400" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVH70VIp8FvWe-w_GhjKFRC_IYnHciafft7_PqSo7fEODIDaH3eCtWRJpp-yo-RtT4rz1cC-hkMC0y1_5cpBeO3Y-hnpS6KVd1M-bL2q3o-GntsHvCq5RcJx9afEavXfYYG_LoYjuZXr8/s320/4.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La sentenza 116 del Tribunale di Pordenone ha
stabilito che l’infermiere dipendente di un ospedae, con rapporto esclusivo,
non deve pagare la tassa di iscrizione all’ordine in quanto sosterebbe un costo
per poter lavorare, ma deve farlo il datore di lavoro.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il caso, iniziato nel 2017, ha riguardato 212
ricorrenti dipendenti dell'Asl Friuli Occidentale, tutti iscritti a Ipasvi, che
non svolgevano altra attività oltre quella esercitata da dipendenti dell'Asl.
Gli infermieri sono stati incoraggiati a ricorrere grazie ad un caso
precedente: nel 2015, la sentenza 7776 della Cassazione relativa agli avvocati
dipendenti di enti pubblici in esclusiva, ha stabilito che la loro tassa al
consiglio nazionale forense la deve pagare l'ente datoriale perché gli impone
il vincolo di esclusività; l’iscrizione all’Albo infatti diventa funzionale
allo svolgimento della professione solo nell'ambito di una prestazione di
lavoro dipendente. Quindi se è solo un ente a beneficiare dell’attività del
professionista, la spesa per l’iscrizione all’albo professionale sarà sua; questo
non vale solo per gli avvocati, non c'è infatti una specificità di una
professione su un'altra. Anche perché, come detto dalla Cassazione, gli
avvocati dipendenti non sono liberi ed autonomi nell'esercizio della loro
attività ma lavorano in nome e per conto dell'interesse altrui, cosa che vale
in egual misura per gli infermieri dipendenti di Asl e ospedali. In merito alla
legge Lorenzin 3/2018, secondo cui gli Ordini sanitari si finanziano con i
contributi degli iscritti, questa non vale come argomento a favore dell'Asl
resistente, in quanto gli infermieri sostengono un costo per lavorare a favore
dell'ente datoriale. Il tribunale ammette comunque che il quadro
giurisprudenziale non è univoco e compensa le spese di lite.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up,
esprime il suo parere in merito alla sentenza: “una pronuncia storica che
cambia il panorama giuridico e ci permette di proseguire con maggior forza la
nostra lotta per il riconoscimento di questo diritto per tutti gli infermieri
che rappresentiamo. Se fino ad oggi le cause in materia avevano dato esito
negativo, ora invece è avvenuto un ribaltamento importante del quale gli altri
magistrati sicuramente terranno conto. Nursing Up continuerà a sostenere il
diritto degli infermieri pubblici dipendenti a vedersi sgravati dall'onere
annuale della tassa di iscrizione all'Ordine professionale che invece, lo
abbiamo sempre sostenuto, va sostenuto dalle Aziende sanitarie presso le quali
gli infermieri effettuano attività esclusiva, come già il Consiglio di Stato ha
deciso che debba essere per gli avvocati pubblici dipendenti con parere n.
678/2010. Abbiamo pertanto assegnato ai nostri legali il compito di selezionare
le aziende da portare in giudizio, dando mandato ad agire prontamente.
Chiediamo al presidente della Commissione Sanità del Senato che succederà al
viceministro Pierpaolo Sileri di integrare il Ddl sull'intramoenia alle
professioni sanitarie non mediche, con una previsione che risolva
definitivamente questo annoso problema mettendo a carico degli enti datori di
lavoro la tassa di iscrizione all'Ordine professionale degli infermieri”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Questa sentenza sicuramente apre uno scenario nuovo
anche per i medici dipendenti del Servizio sanitario e gli altri professionisti
sanitari.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-61973289218649429592019-10-03T11:36:00.002+02:002019-10-03T11:37:00.120+02:00Screening mammografico oltre i 75 anni: inutile in caso di malattie croniche<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIaDgJfxIrzrm28QMLD6NUtad9HD1cBUIswHYgH-H2836UBn8aeymCIIaluMj6CTwMP-cEf7JkfGzw3P0krH8_uow7iszm8Fku2ImPk7Jhf-MBHWMvYByTZkjgycURER3zz4rWX7r0ELQ/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="400" height="211" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIaDgJfxIrzrm28QMLD6NUtad9HD1cBUIswHYgH-H2836UBn8aeymCIIaluMj6CTwMP-cEf7JkfGzw3P0krH8_uow7iszm8Fku2ImPk7Jhf-MBHWMvYByTZkjgycURER3zz4rWX7r0ELQ/s320/3.jpg" style="cursor: move;" width="320" /></a>Secondo uno studio recentemente pubblicato sul <i>Journal of the National Cancer Institute</i>,
per le donne affette da malattie croniche, come diabete o patologie
cardiovascolari, che abbiano un età uguale o superiore a 75 anni, potrebbe
essere inutile effettuare regolari mammografie.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Lo studio, condotto su oltre 220.000 donne, ha
rivelato una maggiore probabilità, per il gruppo di donne sopracitate, di
morire a causa di altre tipologie prima di sviluppare il tumore mammario. “I
nostri risultati hanno fatto luce su quale età possa essere il momento in cui
fermarsi per la mammografia, e non supportano il proseguimento dello screening
oltre i 75 anni di età negli Stati Uniti, dove invece spesso si sottopongono
all'esame donne di 80 e anche 90 anni” spiega Dejana Braithwaite, del
Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center, prima autrice dello studio. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
In particolare, i ricercatori hanno analizzato
l’incidenza del cancro al seno oltre che la morte per la medesima patologia e
per altre cause, utilizzando i dati di Medicare e del Breast Cancer
Surveillance Consortium, che coprivano un periodo di 10 anni e riguardavano 222.088
donne che si erano sottoposte a una o più mammografie tra i 66 e i 94 anni. Nel
corso dei 10 anni: 7.583 donne hanno ricevuto diagnosi di carcinoma mammario
invasivo e 1.742 di carcinoma duttale in situ; 471 donne sono morte per cancro
al seno e 42.229 per altre cause, facendo emergere una differenza notevole.
Inoltre si è osservato che le donne con età compresa tra 75 e 84 anni avevano 123
volte più probabilità di morire per cause diverse rispetto al cancro al seno,
probabilità ancora maggiore per le donne sopra gli 85 anni di età. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“La Preventive Services Task Force degli Stati Uniti
osserva che non ci sono prove sufficienti per dichiararsi a favore o contro lo
screening in donne di età pari o superiore a 75 anni, ma molti programmi per la
prevenzione del cancro al seno in Europa interrompono lo screening delle donne
di età compresa tra 69 e 74 anni. La nostra ricerca sottolinea la necessità di
ripensare lo screening nelle donne anziane. Speriamo che la nostra analisi
contribuisca allo sviluppo di strumenti efficaci da utilizzare insieme alle
pazienti per decidere singolarmente la strategia di screening” concludono gli
autori.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">JNCI 2019. Doi: 10.1093/jnci/djz172<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgIaDgJfxIrzrm28QMLD6NUtad9HD1cBUIswHYgH-H2836UBn8aeymCIIaluMj6CTwMP-cEf7JkfGzw3P0krH8_uow7iszm8Fku2ImPk7Jhf-MBHWMvYByTZkjgycURER3zz4rWX7r0ELQ/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><a href="https://doi.org/10.1093/jnci/djz172" style="text-align: justify;"><span style="font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">https://doi.org/10.1093/jnci/djz172</span></a><span style="font-size: 10pt; line-height: 150%; text-align: justify;"> </span></div>
Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-32744552118120588502019-10-03T11:20:00.005+02:002019-10-03T11:34:43.979+02:00Ancora calo di nascite, l’Istat certifica il record negativo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbHTgaXDnWRXbvV6RNyr2BHYGzidhmB4MEtQhgv2gD23G5gflB0dWFQTxx7uQF1VawlyqhDSYDx4Ma73-jBRYQAHQc7e6O_pXTNojKbRBX_faFAZPZZYjzwrixOS4dGV_wOIZhuAwSyvk/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="250" data-original-width="400" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbHTgaXDnWRXbvV6RNyr2BHYGzidhmB4MEtQhgv2gD23G5gflB0dWFQTxx7uQF1VawlyqhDSYDx4Ma73-jBRYQAHQc7e6O_pXTNojKbRBX_faFAZPZZYjzwrixOS4dGV_wOIZhuAwSyvk/s320/2.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il registro delle nascite del 2018 risulta essere in
calo, con oltre 18 mila nati in meno rispetto all’anno precedente, pari al -4%
(oltre 18 mila unità), come certificato dall’Istat. I nati iscritti
all’anagrafe lo scorso anno sono stati 439.747, dato che si rivela essere il
minimo storico dall’Unità d’Italia. </div>
<a name='more'></a>Il calo registrato quest’anno è solo la continuazione di quanto in atto dal 2008 e già dal 2015 il numero di nascite è
sceso sotto il mezzo milione.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Volendo collocare geograficamente il dato statistico,
il calo, anche se registrato in tutte le ripartizioni, è più accentuato al
Centro (-5,1% rispetto all'anno precedente). Le cause, nel nostro Paese, sono
principalmente dovute a fattori strutturali: si registra una sempre maggiore
riduzione delle potenziali madri e questo è dovuto sia all'uscita dall'età
riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all'epoca del baby-boom, sia
all'ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione
delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni ‘70.</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Le donne straniere hanno contribuito ad incrementare
le nascite fino al 2008 ma, negli ultimi anni, anche il numero di stranieri
nati in Italia ha iniziato a ridursi (nel 2018 gli stranieri nati in Italia
sono stati 65.444, il 14,9% del totale dei nati). I motivi di questo calo sono
da riscontrare nella diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese,
nel progressivo invecchiamento della popolazione straniera e nell'acquisizione
della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere. Si registra
comunque che le nascite di bambini stranieri si concentrano nelle regioni dove
la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest (21,0%) e nel
Nord-est (20,7%); l'Emilia-Romagna ha la percentuale più alta (24,3%), mentre
la Sardegna la più bassa (4,5%).</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-8462312710508648642019-10-03T10:59:00.001+02:002019-10-03T11:00:22.851+02:00Ipertensione in gravidanza: con le nuove linee guida cambia la frequenza diagnostica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwxDQORQ4wZNEJw9ppf5cM_v5zzYbg8q6aS-8XrtnDIIS8-m6fuXlF2Q4PA8J8Vpn_LI3_0hAvTqvM0NS4trehvVbLYcqbLt9UTlqg7WtvKzx1c5S192b36xWvpf0Vu4601otdKLl27Z8/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="268" data-original-width="403" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwxDQORQ4wZNEJw9ppf5cM_v5zzYbg8q6aS-8XrtnDIIS8-m6fuXlF2Q4PA8J8Vpn_LI3_0hAvTqvM0NS4trehvVbLYcqbLt9UTlqg7WtvKzx1c5S192b36xWvpf0Vu4601otdKLl27Z8/s320/1.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Nel 2017 l’American College of Cardiology (ACC) e
l’American Heart Association (AHA) hanno aggiornato le linee guida per
l’ipertensione, abbassando la soglia diagnostica, ma i nuovi criteri non sono
stati adattati alle donne in gravidanza. <br />
<a name='more'></a>Per tale ragione è recentemente stato
realizzato, e pubblicato su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Circulation
Research</i>, uno studio atto a valutare come le nuove linee guida influenzino
la diagnosi dell’ipertensione gestazionale.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Per realizzare lo studio, i ricercatori del Brigham
and Women’s Hospital hanno utilizzato le misurazioni della pressione sistolica
e diastolica ottenute dalle cartelle cliniche di 16.345 donne di un ospedale
materno-infantile sito a Wuhan, in Cina. “I bambini nati da donne con
ipertensione gestazionale sono più esposti al rischio di nascita pretermine
nonché a complicanze a lunga distanza come le malattie cardiovascolari in
giovane età”, spiega Jie Hu, coordinatrice del progetto, aggiungendo che per
prevenire la preeclampsia e l’ipertensione cronica post-partum è essenziale una
diagnosi tempestiva e accurata.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Utilizzando le linee guida del 2017, i ricercatori
hanno identificato 4.100 donne (25,1%) con ipertensione, mentre solo 678 donne
(4,2%) sono risultate positive alla diagnosi di ipertensione con l’utilizzo
delle precedenti linee guida. Questi risultati, con un sostanziale aumento della
prevalenza di ipertensione gestazionale, dovranno essere accompagnati da
ulteriori valutazioni future, eseguite in popolazioni diverse per etnia e stato
socioeconomico, così come in altre nazioni oltre alla Cina.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Servono ulteriori studi per determinare se l’aumento
dell’efficienza diagnostica possa migliorare la prognosi di madri e bambini”
spiegano i ricercatori, aggiungendo che attualmente il trattamento per
l’ipertensione gestazionale comprende l’osservazione continua e un attento
follow-up della pressione arteriosa, mentre i farmaci vengono riservati
solamente ai casi più gravi.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“L’integrazione delle linee guida ACC/AHA 2017 nella
pratica dell’assistenza prenatale potrebbe migliorare non solo il rilevamento
dell’ipertensione arteriosa durante la gravidanza, ma anche gli sforzi per
ridurre gli esiti avversi materni e neonatali correlati all’ipertensione
gestazionale”, conclude Hu.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Circulation Research 2019.
Doi: 10.1161/CIRCRESAHA.119.314682 <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCRESAHA.119.314682"><span lang="EN-GB" style="font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/CIRCRESAHA.119.314682</span></a><span style="font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: EN-GB; mso-bidi-font-size: 11.0pt;"> <span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></span></div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-1162341992338606612019-07-09T14:59:00.003+02:002019-07-09T16:27:35.082+02:00Specializzandi di Medicina: pochi giovani scelgono Chirurgia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqa78pHkEGAN4SIyYsSP8B5tLy_bb5KrC9j3iqCzUYQEzoTfGwYRYd1IDcSgI5VqwveDMvlk1jc_DOSkxDZ71SN42DWn1ULpjanLa-KF9c-s6zV8xtVJdnaYq8podT6JUOkqVik8pbVNc/s1600/6.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqa78pHkEGAN4SIyYsSP8B5tLy_bb5KrC9j3iqCzUYQEzoTfGwYRYd1IDcSgI5VqwveDMvlk1jc_DOSkxDZ71SN42DWn1ULpjanLa-KF9c-s6zV8xtVJdnaYq8podT6JUOkqVik8pbVNc/s320/6.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">L'Associazione chirurghi ospedalieri italiani (ACOI)
ha recentemente presentato i risultati di un sondaggio che ha somministrato ad
un centinaio dei propri iscritti e relativo al percorso di specializzazione. Il
campione analizzato era composto di specializzandi, la maggior parte del Nord
Italia, i quali hanno delineato con le loro risposte una situazione
preoccupante del sistema</span><br />
<a name='more'></a>formativo in Chirurgia.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Il 60% considera inadeguato il concorso nazionale a selezionare
in modo meritocratico l'accesso alle scuole di specializzazione; in oltre l'85%
dei casi, un chirurgo appena specializzato non si sente in grado di praticare
un intervento senza una supervisione; più del 90% degli specializzandi ritiene
necessario far entrare gli ospedali nel sistema formativo delle scuole di
specializzazione in chirurgia generale e il 60% definisce la formazione
ospedaliera migliore rispetto a quella universitaria. In generale,
relativamente alla specializzazione in Chirurgia, i medici lamentano dei gap
esistenti in termini di controllo durante le prove tra le diverse Università, dei
test complicati e in alcuni casi poco pertinenti alla materia a cui si
associano curricula poco valorizzati e dubbie modalità di scorrimento delle graduatorie.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
“Il dato inquietante, che è un allarme reale che io
avevo preannunciato circa quattro anni fa ma ahimè non sono stato molto tenuto
in considerazione, è che i giovani non scelgono più di fare il chirurgo”,
spiega Pierluigi Marini, presidente dell'Acoi, aggiungendo poi che “fra le
cause, al primo posto c'è la totale insoddisfazione nei percorsi formativi post
laurea e nei percorsi di specializzazione che dovrebbero prepararli ad entrare
nel mondo del lavoro”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Dall’indagine emerge anche che coloro che stanno ora
frequentando il corso di specializzazione in Chirurgia, così come anche chi già
si è specializzato, non consiglierebbe ad altri medici lo stesso percorso.
Altri dati riguardano la scelta del corso: solo il 25% dei medici ha deciso di
intraprendere la specializzazione chirurgica prima di iscriversi alla facoltà
di Medicina, quasi il 60% durante il percorso universitario, mentre poco più
del 5% subito dopo la laurea: per molti è stata una seconda scelta. Sono poche
le opportunità di lavoro in corsia. “Quest'anno su 17000 neo laureati solo in
90 hanno fatto come prima scelta la chirurgia e questo vuol dire che la
chirurgia sta morendo. I meno giovani vogliono uscire dal sistema e non vanno
sereni in sala operatoria. Quindi presto avremo grandi difficoltà, anche in
regioni importanti, dovremmo importare i chirurghi. La ricetta non è impiegare
nei nostri reparti né medici militari, che sono bravissimi ma fanno un altro
lavoro, né richiamare colleghi che stanno in pensione ma fare una buona
formazione”, conclude Marini.<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a></div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-37432516710362013482019-07-09T14:58:00.003+02:002019-07-09T16:27:40.114+02:00La dipendenza da videogame ufficialmente riconosciuta come malattia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLyc0oV8kuJqbortn_BtOw8LY-KgUypOYHFl2qsgtGaGW9zMkVW7FEJVlmvgdUUm8zU8J4gf7XbrQfdbT3xCMrF_j84OGITYkLN3rBRyfYuiaclynHP_M0fuf9qn90EWqqIkj_8aZkWDU/s1600/5.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1012" data-original-width="1600" height="202" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLyc0oV8kuJqbortn_BtOw8LY-KgUypOYHFl2qsgtGaGW9zMkVW7FEJVlmvgdUUm8zU8J4gf7XbrQfdbT3xCMrF_j84OGITYkLN3rBRyfYuiaclynHP_M0fuf9qn90EWqqIkj_8aZkWDU/s320/5.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Con il prossimo aggiornamento dell'International
Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (Icd-11) dell'Organizzazione
mondiale della sanità (Oms), che entrerà in vigore ad inizio 2022, per la prima
volta la dipendenza da videogiochi sarà riconosciuta ufficialmente come
malattia.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
È detto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">gaming
disorder</i> e, a livello patologico, è </div>
<a name='more'></a>definito dall’Oms come "una serie
di comportamenti persistenti o ricorrenti legati al gioco, sia online che
offline, manifestati da: un mancato controllo, una sempre maggiore priorità
data al gioco, al punto che questo diventa più importante delle attività
quotidiane e degli interessi della vita; una continua escalation del gaming
nonostante conseguenze negative personali, familiari, sociali, educazionali,
occupazionali o in altre aree importanti". In particolare è ritenuto
patologico quando il comportamento è riproposto per 12 mesi, ma se i sintomi
sono gravi e ci sono tutti i requisiti diagnostici, la durata può anche essere
inferiore.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Emilio Sacchetti, in Italia uno dei maggiori esperti
sul tema, è presidente eletto dell'Accademia italiana di scienze delle
dipendenze comportamentali (AISDiCo), associazione che si interessa di “tutte
quelle forme di dipendenza che implicano un desiderio inarrestabile o una
compulsione a impegnarsi in un comportamento premiante non connesso
necessariamente all'uso di droghe o sostanze psicoattive”. La dipendenza da
videogiochi rientra perfettamente in questa descrizione, così come il gioco
d’azzardo (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">gambling</i>), molto più
conosciuto e studiato. Sacchetti spiega che “i due comportamenti si
assomigliano e in alcuni casi sfociano nella patologia. Nel gioco d'azzardo si
stima che questo accada nell'1-1,5% dei casi ed è presumibile che per i
videogiochi la percentuale sia simile, anche se non esiste nessuna stima
affidabile”.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Essendo il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">gaming
disorder</i> qualcosa di relativamente recente, non ci sono ancora linee guida
o protocolli universalmente accettati, ma l'intervento più efficace è quello
preventivo: “Attraverso l'educazione, occorre insegnare ai ragazzi ad adottare
un approccio ragionato e non eccessivo al gioco; spesso il rischio è
sottovalutato ma i gli adolescenti sono certamente la fascia d'età più esposta.
Non abbiamo ancora studi su grandi numeri e i trattamenti sono generalmente di
tipo psicoterapeutico, per lo più con un approccio cognitivo comportamentale”. </div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-86029783236231690512019-07-09T14:57:00.001+02:002019-07-09T16:27:44.365+02:00Gravidanza sicura anche con malattie reumatiche grazie a nuove terapie e sensibilizzazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqoDUmo5-iK8TgROyhuuX5uDLkEI0ymTNRrb7sc9E0lW_VxQuXpbkQtjLU591v1mZt9OCFT_r7YR66Ma0sLKIphMRd-joV0383bILw3weMYPhueT3WY4MzP3G5FJPIkoBKKuAZFnPyiM0/s1600/4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqoDUmo5-iK8TgROyhuuX5uDLkEI0ymTNRrb7sc9E0lW_VxQuXpbkQtjLU591v1mZt9OCFT_r7YR66Ma0sLKIphMRd-joV0383bILw3weMYPhueT3WY4MzP3G5FJPIkoBKKuAZFnPyiM0/s320/4.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Le poliartriti croniche, che in Italia colpiscono 1,5
milioni di persone e in modo particolare le donne in età fertile, sono un
gruppo di 150 malattie per le quali in passato, se presenti, era sconsigliato
fare figli a causa della teratogenicità delle terapie. Oggi anche le donne
affette da malattie reumatiche possono pianificare una gravidanza in modo
sicuro grazie ai nuovi</span><br />
<a name='more'></a>farmaci biologici che oltre a tenere sotto controllo la
malattia, sono anche innocui per il feto. Un esempio è il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">certolizumab pegol</i>, un anticorpo monoclonale che non presenta il
frammento cristallizzabile (Fc) che quindi non può essere trasportato attraverso
la membrana placentare, contrariamente ad altri farmaci anti-TNFα. <br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Angela Tincani, dell'Università degli Studi di
Brescia, spiega: “È importante condividere con il proprio medico l'intenzione
di pianificare una gravidanza sin dall'inizio del percorso di cura per
permettere allo specialista di creare le condizioni migliori per la
procreazione, scegliendo le terapie più appropriate”. Tra questi per esempio
c’è ava®, il primo e unico dispositivo a iniezione elettronica riutilizzabile
sviluppato in collaborazione con i pazienti, il quale rende più semplice
l'auto-somministrazione del farmaco e migliora il controllo dell'aderenza alla
terapia da parte dello specialista.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Anche l’informazione e la sensibilizzazione
rappresentano un tassello importante per far sì che le donne in gravidanza
possano gestire quotidianamente la malattia e vivere più serenamente la propria
maternità: ad esempio ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici Onlus) e
APMAR (Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare) hanno
promosso la campagna social #anchiomamma, e lo scorso 10 maggio Onda
(Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere) ha promosso la
seconda edizione dell'(H)-Open Day dedicato alle malattie reumatiche.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Dal momento che le malattie reumatiche croniche sono
ancora oggi poco conosciute dalla popolazione, nonostante il grande numero di
persone affette, iniziative come queste risultano ancora più importanti. “È per
questo che bisogna continuare a lavorare insieme per gettare luce sulle
conseguenze personali, familiari, sociali e professionali che queste malattie
inevitabilmente portano con sé” commenta Silvia Tonolo, Presidente dell'ANMAR.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-74796788626384682872019-07-09T14:55:00.003+02:002019-07-09T16:27:49.333+02:00Proposta di legge sanità: i compensi delle case farmaceutiche dovranno essere resi pubblici<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV46qKTM9rZqQiUTC-DvNMA2-K4_bHuWoMcD697imQL8ZSIafdB6GBS0YjqKpJtV5CgCxx8kH801wXvX3AmC8t5U0Gr6o7dDu-qobqB3Y_ILTntkNkXOv4WUP3OROdg7qpfpxYj6AXPRU/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1194" data-original-width="1592" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV46qKTM9rZqQiUTC-DvNMA2-K4_bHuWoMcD697imQL8ZSIafdB6GBS0YjqKpJtV5CgCxx8kH801wXvX3AmC8t5U0Gr6o7dDu-qobqB3Y_ILTntkNkXOv4WUP3OROdg7qpfpxYj6AXPRU/s320/3.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Si chiama “Sunshine Act” la proposta di legge
arrivata in Senato a firma dei deputati cinquestelle Massimo Baroni e Nicola
Provenza. Il testo, recante “'Disposizioni in materia di trasparenza dei
rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della
salute e le organizzazioni sanitarie”, prevede che pubblici i trasferimenti di
valore da parte dell'industria sanitaria verso le</span><br />
<a name='more'></a>organizzazioni e gli
operatori sanitari vengano resi pubblici; nello specifico sarà obbligatorio
pubblicare sul sito web del Ministero della Salute i rapporti economici tra
imprese produttrici e personale sanitario e amministrativo da un minimo di 50
euro, e un minimo di 500 euro nel caso i trasferimenti si abbiano tra imprese e
organizzazioni sanitarie.<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Come spiegato dai due deputati che l’hanno
presentata, questa pdl è “un altro fondamentale tassello per proseguire il
contrasto alla corruzione, tramite la trasparenza totale all'interno del
Servizio sanitario nazionale”, e a tal proposito interviene anche Raffaele
Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), che
commenta: “è utile perché introduce trasparenza sulle modalità attraverso le
quali avviene il rapporto tra aziende farmaceutiche e operatori sanitari.
Questo rapporto viene affrontato nel modo giusto, non criminalizzandolo, ma
facendo emergere il contenuto del rapporto stesso, dietro al quale si nasconde,
a volte, anche altro”. </div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Dal 2014 negli USA è in vigore una norma analoga che
prevede l’obbligo di iscrizione di tali transazioni in un apposito registro
visionabile da chiunque voglia conoscere eventuali legami finanziari esistenti
tra aziende produttrici e professionisti della salute. E anche per l’Italia
infatti, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento, lo
stesso prevede l’istituzione, nel sito web del Ministero della Salute, del
registro pubblico telematico denominato "Sanità trasparente" che
potrà essere liberamente consultato e sarà provvisto di funzioni che permettono
la ricerca e l'estrazione dei dati, i quali saranno consultabili sul portale
per una durata di cinque anni dalla data di pubblicazione, per poi essere
cancellati.</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 150%; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Le comunicazioni telematiche da parte delle aziende
produttrici andranno effettuate entro il semestre successivo l'erogazione del
compenso e l'accordo, pena il pagamento di una sanzione amministrativa
pecuniaria che, per ciascuna comunicazione omessa, corrisponde al pagamento di
una somma di 1.000 euro aumentata di venti volte l'importo dell'erogazione alla
quale si riferisce l'omissione. Anche gli atti di irrigazione delle sanzioni
saranno resi pubblici sul sito del Ministero: per un periodo non inferiore a
novanta giorni saranno pubblicati i nomi delle imprese produttrici che non
abbiano trasmesso le comunicazioni dovute o abbiano fornito notizie false.</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-81022841944316896242019-07-09T14:54:00.003+02:002019-07-09T16:27:54.575+02:00Fecondazione in vitro: probabilità più alte di complicazioni in gravidanza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGauSN8LKimFB-1wY7WrN1B6mwzCSeF_g01SulGNlqgBisO7P_DdjUSyCFHQSmBgh90MWtBE92-Q6cZApky8PajX4V8lSPXzJ2nX4rg56OIufvDKw-FDZb-uWgors9AhCS-4e9fL5Pvpk/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1068" data-original-width="1600" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGauSN8LKimFB-1wY7WrN1B6mwzCSeF_g01SulGNlqgBisO7P_DdjUSyCFHQSmBgh90MWtBE92-Q6cZApky8PajX4V8lSPXzJ2nX4rg56OIufvDKw-FDZb-uWgors9AhCS-4e9fL5Pvpk/s320/2.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">Le donne che
si sono sottoposte alla fecondazione in vitro hanno probabilità maggiori di
avere gravi complicazioni durante la gravidanza, tra cui emorragia postpartum
grave, ricovero in terapia intensiva e sepsi. Questo è ciò che risulta da un
articolo pubblicato su </span><i style="text-align: justify;">Canadian Medical
Association Journal</i><span style="text-align: justify;">, prima autrice Natalie Dayan, del McGill University
Health Centre di Montréal, Canada.</span><br />
<a name='more'></a><br />
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
“Abbiamo
scoperto che le donne che hanno ricevuto un trattamento per l'infertilità, in
particolare la fecondazione in vitro, avevano circa il 40% in più di
probabilità di presentare una grave complicanza in gravidanza rispetto alle
donne che hanno concepito senza alcun trattamento. Tuttavia è importante
ricordare che il numero assoluto di donne che sviluppano queste complicanze
rimane piuttosto ridotto, il che significa che, per la maggior parte delle donne
che non possono concepire naturalmente, questo trattamento è un metodo molto
sicuro ed efficace per rimanere incinta e avere un figlio”, spiega Davan.</div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
In
particolare, i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 813.719 nati vivi
e morti negli ospedali dell'Ontario tra il 2006 e il 2012, identificando poi
11.546 donne che hanno concepito dopo un trattamento per l'infertilità e
confrontate con 47.553 donne con caratteristiche simili che hanno concepito in
maniera naturale. Dalle analisi è risultato che in 30,8 su 1.000 gravidanze si
è verificato un evento grave di morbilità materna per le donne che hanno
utilizzato la fecondazione in vitro (ma non altri trattamenti per
l'infertilità); di contro, nelle gravidanze naturali il risultato è stato di
22,2 su 1.000.</div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
Gli autori
sottolineano che due noti fattori di rischio per eventi avversi in gravidanza
sono l’età avanzata della madre e una gravidanza multipla, entrambi correlati
al trattamento per l'infertilità. Sarà però necessario capire se vi siano componenti
specifiche del trattamento che peggiorano la salute materna oppure se il
rischio maggiore di complicanze derivi dalla condizione di partenza di chi sceglie
la fecondazione in vitro, “tuttavia il presente studio suggerisce un piccolo
rischio aggiuntivo derivante dal trattamento stesso. Speriamo che serva a
promuovere ulteriori e approfondite ricerche” concludono gli autori.<br />
<br />
<div class="MsoNoSpacing">
<span lang="EN-GB">CMAJ. 2019. doi: 10.1503/cmaj.181124<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNoSpacing">
<a href="https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30718336"><span lang="EN-GB">https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30718336</span></a> <span lang="EN-GB"><o:p></o:p></span></div>
</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1579761685138619876.post-39882014915319568292019-07-09T14:45:00.000+02:002019-07-09T14:56:21.310+02:00Vitamina D in gravidanza non protegge da asma infantile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKGTkySVHPs_LKde6QdzHUG8dgZayoXkWu6iQGjn_WMCP2fdCUY0J-G49nmjbprndck5hg0gPkCTQHMcjHdmeTDPe_nPu1s0jiICH9zyEcoOsVBNeMEJNhU6AuYio17u3SQWR7kyx-6kY/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1064" data-original-width="1600" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKGTkySVHPs_LKde6QdzHUG8dgZayoXkWu6iQGjn_WMCP2fdCUY0J-G49nmjbprndck5hg0gPkCTQHMcjHdmeTDPe_nPu1s0jiICH9zyEcoOsVBNeMEJNhU6AuYio17u3SQWR7kyx-6kY/s320/1.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: justify;">A partire
dall’osservazione di un generale aumento globale di carenza di vitamina D in
concomitanza con un aumento della prevalenza di asma infantile, un gruppo di
ricercatori ha lavorato ad uno studio, pubblicato recentemente su </span><i style="text-align: justify;">JAMA</i><span style="text-align: justify;">, per approfondire un eventuale
collegamento tra i due. L’osservazione di questi due dati ha suggerito che
livelli bassi di vitamina D nelle madri in gravidanza possano aumentare</span><br />
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
<a name='more'></a>il
rischio di asma nel bambino. Lo studio randomizzato ha inizialmente previsto un
follow-up a breve termine, quando i bambini avevano 3 anni, ma a causa dell’età
molto piccola dei bambini è stato difficile porre una diagnosi di asma e quindi
escludere un eventuale effetto protettivo clinicamente importante; per tale
ragione è seguito un follow-up a lungo termine, fino all’età dei bambini di 6
anni.</div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
“Abbiamo portato
avanti uno studio controllato randomizzato in doppio cieco all'interno della
coorte danese COPSAC2010, nel quale abbiamo provato a somministrare quantità
maggiori di sette volte di integratori di vitamina D rispetto alla dose
standard a partire dalla ventiquattresima settimana di gravidanza, con lo scopo
di verificare se vi fosse una riduzione del rischio di asma della prole”,
spiega Nicklas Brustad, dello Herlev and Gentofte University Hospital di
Copenhagen, Danimarca, primo autore dello studio. Più di 600 donne sono state
quindi randomizzate a ricevere dalla ventiquattresima settimana di gestazione
2.400 UI di vitamina D o placebo ogni giorno, oltre all'assunzione quotidiana
raccomandata di 400 UI di vitamina D.</div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 150%; text-align: justify;">
All’età di 6
anni sono poi stati valutati 550 bambini e i risultati non hanno mostrato
alcuna differenza significativa nella percentuale di diagnosi di asma tra i
gruppi trattati con vitamina D ad alto dosaggio (8%) e placebo (7%), e nemmeno
nel tasso di bambini con respiro sibilante persistente. In aggiunta non si sono
riscontrate neanche differenze per altri esiti come la funzione polmonare e la
reattività bronchiale.<br />
<br />
<div class="MsoNoSpacing">
JAMA. 2019. doi:
10.1001/jama.2019.0052 </div>
<br />
<div class="MsoNoSpacing">
<a href="https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30860552">https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30860552</a>
</div>
</div>
<br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/02903596317075575943noreply@blogger.com0